Da "eroi del Covid" ad imputati: sanitari assolti dopo tre anni di calvario giudiziario

Quattro sanitari di Arezzo erano finiti a processo per abbandono di rifiuti pericolosi: durante la pandemia avevano dimenticato una scatola contenente test Covid e mascherine nel parcheggio nel quale effettuavano tamponi "drive through". Ma il giudice ne ha disposto l'assoluzione, anche se a quasi tre anni dai fatti

Da "eroi del Covid" ad imputati: sanitari assolti dopo tre anni di calvario giudiziario
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Passarono nel giro di pochi giorni dall'esser considerati veri e propri "eroi" - alla luce dell'impegno profuso in prima linea durante la pandemia- ad essere accusati di aver favorito il contagio. Il motivo? Si erano dimenticati di portare via (per smaltirlo) uno scatolone contenente le mascherine e i tamponi che utilizzavano nel parcheggio di Arezzo nel quale effettuavano il servizio di test-Covid19 "drive through" per conto di Asl. E sono stati assolti solo nelle scorse ore, dopo un iter giudiziario durato quasi tre anni. Protagonisti della vicenda che arriva dalla Toscana sono quattro dipendenti di Asl (ovvero un medico, due infermiere ed un'operatrice sanitaria) finiti a processo con l'accusa di abbandono di rifiuti pericolosi legati al Covid. Stando a quanto riportato dalla stampa locale, tutto iniziò il 29 ottobre del 2020, quando un cittadino segnalò il ritrovamento di una scatola di medie dimensioni contenente rifiuti ritenuti pericolosi. E la scoperta portò subito all'apertura di un fascicolo da parte della procura locale.

Si trattava di un contenitore che aveva al suo interno un paio di guanti in lattice monouso blu, alcune mascherine ffp2 bianche e involucri per tamponi orofaringei (ovvero le buste dalle quali venivano estratti i tamponi sterili). All'epoca, nella zona in questione venivano effettuati tamponi drive through da parte del personale dell'azienda sanitaria, prima del successivo trasferimento del sito in un altro punto della città. E ad essere indagati prima e denunciati poi furono i quattro sanitari che vi lavoravano nell'ultimo turno: gli inquirenti li ritenevano responsabili di aver abbandonato sul posto quelli che erano considerati "scarti Covid" pericolosi, per un gesto che avrebbe potenzialmente potuto contribuire ad incrementare ulteriormente il numero dei contagi. In quelle settimane si era del resto in piena "seconda ondata" del virus e l'attenzione era massima: secondo l'accusa il personale sanitario, oltre a produrre quei rifiuti, non li avrebbe conservati nel modo giusto e li avrebbe abbandonati.

Una versione che la difesa ha respinto fin da subito: la scatola in questione fu dimenticata per caso a causa della concitazione del momento e dello scoppio di un violento temporale, in un giorno in cui il personale si trovò a dover effettuare centinaia di tamponi in un lasso di tempo relativamente breve. E il giudice ne ha accolto le istanze, assolvendo gli imputati per non aver commesso il fatto.

"Questa vicenda ci ha fatto soffrire - ha dichiarato il medico coinvolto ad ArezzoNotizie - gli inquirenti prendevano in esame le procedure per il trattamento di questi rifiuti e in relazione a questa vicenda sembrava che qualcuno non le avesse applicate. Ma, come ho spiegato al giudice, se davvero non le avessimo applicate avremmo trovato cataste di rifiuti, non solo una scatola".

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