Avrebbero organizzato ben quattordici rapine, di cui dodici messe a segno nel giro di poco tempo. La banda di rapinatori di Rolex, Patek Philippe e Hublot che agisce a Milano da mesi sarebbe composta da malviventi provenienti dalla provincia di Napoli. Tre sospettati, Giuseppe Pica, Mariano Conte e Salvatore Dipino, sono stati fermati dalla polizia con l'accusa di rapina pluriaggravata per i colpi che avrebbero fruttato loro una refurtiva di circa 200mila euro. Le indagini del pm Leonardo Lesti sono state condotte dalla quinta sezione della squadra mobile milanese, diretta da Marco Calì e guidata da Francesco Federico.
Le rapine
Gli specialisti delle forze dell'ordine sono riusciti a ricostruire cosa succedeva nei luoghi delle rapine, avvenute tra settembre 2020 e giugno 2021, e a individuare la presenza degli scooter usati dalla banda, oltre a scoprire i percorsi seguiti in occasione dei furti certificati dai sistemi di rilevamento comunali che ne hanno attestato, in particolare, la estrema vicinanza alle auto delle vittime poco prima della commissione delle rapine. Di volta in volta - con un modus operandi sempre uguale - i rapinatori, individuata la "preda", l'avvicinavano e sotto minaccia di una pistola semi-automatica, si facevano consegnare i preziosi orologi. Le persone indagate, di 50, 40 e 41 anni, residenti il primo ad Arzano e gli altri nel capoluogo campano, sono ritenuti responsabili di una serie di rapine a persone facoltose che venivano derubate appena scese dalle loro auto.
L'indagine
A consentire l'individuazione dei tre sospettati sono stati una mascherina usata durante uno dei colpi (da cui è stato estratto il Dna dalla polizia scientifica) e un passo falso commesso ingenuamente: quello di aver abbandonato precipitosamente uno scooter nei pressi di un comando dei carabinieri. Le indagini della squadra mobile da tempo si concentrano sul fenomeno dei rapinatori di Rolex trasfertisti, in sinergia con gli agenti di Napoli, e hanno riguardato il periodo compreso tra settembre 2020 e settembre 2021.
In questi dodici mesi ai tre rapinatori sarebbero stati contestati, a vario titolo, quattordici colpi effettuati "con un'elevata pericolosità sociale", perché eseguite non con la classica e diffusa tecnica della botta allo specchietto retrovisore, ma a mano armata.
Uno degli indagati, in particolare, sarebbe stato nitidamente inquadrato in volto da una telecamera del comando interregionale dei carabinieri di via Marcora, a Milano, scappando subito dopo un'aggressione in viale Montesanto durante la quale aveva abbandonato per strada il suo motorino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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