I videogiochi rendono violenti? Il caso di Torino zittisce gli "esperti"

A compiere un gesto potenzialmente fatale non è stato il 30enne che stava usando la Playstation, ma la vicina infastidita dalle sue urla

I videogiochi rendono violenti? Il caso di Torino zittisce gli "esperti"
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I videogiochi rendono violenti? Non chi ci gioca. Sentite cosa è successo a Torino tra martedì e mercoledì: un trentenne urla giocando di notte con la Playstation, e fin qui niente di strano: non si gioca da soli ma con amici e contro altri avversari, ci si lascia prendere, e magari sì, può disturbare il vicinato. In questo caso la vicina è una signora sessantenne che non ne può più e cosa fa? Suona armata di coltello, apre la mamma del trentenne, e la colpisce a un braccio. La donna è stata denunciata per lesioni, la cosa buffa è che pure il trentenne è stato denunciato, ma non perché urlava, ma perché aveva appese al muro delle katane, quindi detenzione di armi improprie. Che teneva lì sul muro per bellezza, altrimenti ne avrebbe brandita una quando ha sentito suonare la vicina in modalità Kill Bill.

In ogni caso è finita meno peggio del previsto, sono problemi che sorgono quando si hanno i vicini (come diceva Nietzsche: «ama il tuo lontano») e le persone vanno fuori di testa, basterebbe insonorizzare tutte le case per non sentire nessuno. Tuttavia un favore ai media, ai sociologi, agli opinionisti: non date la colpa alla PlayStation. Anzi.

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