"Bologna è nostra, andiamo dove vogliamo", "Meloni not welcome". E ancora: "Vogliamo una vita bella", "Nessuno tocchi il reddito". Questi gli slogan urlati ieri da un centinaio di antagonisti del Collettivo universitario autonomo di Bologna, alcuni dei quali non avrebbero esistato a prendersela con le forze dell'ordine quando si sono accorti che non avrebbero potuto lasciare la zona universitaria per uscire fuori dall'itinerario concordato per la manifestazione. E si tratta dell'ennesima rimostranza orchestrata dal collettivo nel capoluogo dell'Emilia-Romagna, nelle ultime settimane, che a quanto pare continua a non digerire l'esecutivo formatosi dopo elezioni dello scorso settembre semplicemente sulla base dei voti espressi dagli italiani.
Tanto da aver vandalizzato diversi negozi in una delle precedenti rimostranze, senza dimenticare il manichino rappresentante il presidente del consiglioGiorgia Meloni a testa in giù. Proprio sulla base dei disordini (e dei danni) del recente passato, la questura di Bologna aveva predisposto ieri un nutrito servizio d'ordine per consentire al corteo di sfilare, senza che però qualcuno devastasse le vetrine o scegliesse un percorso differente da quello concordato per creare disordine. Ma secondo Il Resto del Carlino, alcuni manifestanti avrebbero comunque cercato di forzare il cordone per arrivare sino al centro storico, prendendo di mira anche un dirigente della digos e cercando più volte il contatto con la polizia, a suon di calci, pugni e sputi. "Siamo partiti da Piazza Verdi con l'intento di girare per le strade della nostra città, per gridare ad alta voce la nostra rabbia contro il taglio del reddito di cittadinanza, contro la propaganda guerrafondaia, volendo terminare la nostra passeggiata comunicativa in via Masacarella simbolicamente davanti la lapide di Francesco Lorusso - la versione del Cua Bologna, pubblicata sulla pagina Facebook del collettivo - più e più volte, durante il percorso, il corteo ha subito intimidazioni da parte delle forze dell'ordine: un vero e proprio plotone di 50 agenti della digos pronti a malmenare con pugni, calci, spinte, strattoni, minacce, sputi.
La generosità di tutti ci ha portato a resistere agli attacchi, a superare i cordoni intimidatori, a raggiungere via Mascarella, chiudendo successivamente la manifestazione occupando il cortile di via Zamboni per fare assemblea su quanto accaduto. Ecco la polizia del governo Meloni, ecco il vero volto delle questure, ecco un Paese che propaganda guerra, violenza, umiliazione".
"Peccato" che dalla questura siano arrivate notizie diametralmente opposte: nessun agente avrebbe utilizzato il maganello, nè altri corpi contundenti. E alla fine, l'accesso a via Zamboni sarebbe stato comunque consentito.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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