Milano, corse in taxi truccate con la truffa del filo azzurro: ecco come funzionava

Il tassista scoperto nel capoluogo meneghino si è visto ritirare la licenza. I giudici: "Condotta dolosa e sistematica"

Milano, corse in taxi truccate con la truffa del filo azzurro: ecco come funzionava
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Utilizzava il trucco del filo azzurro per taroccare le corse del proprio taxi e alzare il peso delle tariffe da applicare ai clienti. Così un tassista di Milano si è visto ritirare la licenza a causa della condotta illecita.

Ma come riusciva l'uomo ad alterare il computo del conto finale? Il "filo azzurro" era utilizzato dal responsabile per modificare il sensore odometrico del tassametro, ovvero quel sistema di rilevamento in grado di misurare la distanza percorsa dal taxi sulla base dei giri delle ruote. In questo modo per il tassista era possibile in sostanza fissare una velocità del mezzo, indipendentemente da quella raggiunta in modo concreto, e far lievitare di conseguenza il costo della corsa a danno degli ignari clienti.

Inutile, per il trasgressore, appellarsi alle difficoltà economiche del settore con l'obiettivo di proporre ai giudici una motivazione sufficiente a impedire la sua radiazione, anche perché la crisi del trasporto, coincisa con la pandemia, è arrivata successivamente rispetto all'installazione.

I clienti iniziarono a segnalare alle autorità le presunte irregolarità del tassista nel marzo del 2021: abituati a effettuare quotidianamente il medesimo percorso, in tanti denunciarono prezzi gonfiati fino al 40%. Gli uomini della "Freccia 1", unità della polizia locale di Milano adibita ai controlli sui servizi taxi e Ncc, fecero scattare le indagini verificando accuratamente l'Audi A4 del tassista. All'interno del mezzo, per la precisione sotto il tappetino, individuarono un piccolo parallelepipedo di colore nero che risultava collegato al tassametro tramite dei fili. Pigiando un tasto, l'autista attivava un sistema in grado di alterare la rilevazione della distanza percorsa dal mezzo, e quindi di far salire il costo della corsa direttamente sul display.

Il passo successivo fu l'avvio del conseguente procedimento disciplinare: le indagini furono affidate ai tecnici della società Digitax e al Politecnico. Dalle analisi, come riferito da Il Giorno, emerse che "il segnale generato dal dispositivo è pienamente compatibile con l’ingresso odometrico di un tassametro, sia per tipologia di segnale (a onda quadra equivalente a quello generato dai normali sensori di odometria delle autovetture), sia per ampiezza (modificabile per adeguarsi sia agli standard di ingresso a 12 volt sia a quelli a 5 volt)". Collegando, quindi, il filo azzurro al rilevatore odometrico “si può emulare la funzione del sensore, stabilendo a priori una velocità arbitraria indipendente da quella reale del mezzo”.

La scusa della crisi di settore e il fatto che da tale pratica siano in realtà scaturiti vantaggi economici di poco conto non hanno convinto i giudici, i quali definirono il comportamento del tassista “doloso, sistematico e protratto per un arco di tempo significativo, che risale per giunta a un periodo precedente all’attuale crisi del settore”. Da qui la radiazione, contro cui il responsabile ha reagito rivolgendosi al Tar, che gli ha comunque dato torto il 20 luglio 2022.

Inutile per il tassista anche appellarsi al Consiglio di Stato, sostenendo che

la sentenza lo aveva privato“dell’unico mezzo di sostentamento proprio e dell’intero nucleo familiare". La scelta del Comune di togliergli la licenza è stata infatti ritenuta dai giudici idonea e inevitabile.

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