Milano, richiesto giudizio immediato per i rapinatori del figlio di Salvini

La richiesta del pm Barbara Benzi: nei prossimi giorni è attesa la decisione finale del gip Domenico Santoro

Milano, richiesto giudizio immediato per i rapinatori del figlio di Salvini

I giovani stranieri autori della rapina compiuta ai danni di Federico Salvini, figlio dell'attuale ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, potrebbero essere presto sottoposti a giudizio immediato.

La procura della Repubblica di Milano ha infatti richiesto al gip Domenico Santoro di adottare questo procedimento speciale, che non prevede l'udienza preliminare (passando così direttamente dalle indagini preliminari all'udienza dibattimentale). Ora il giudice avrà cinque giorni di tempo per decidere se accettare oppure rigettare la proposta, restituendo gli atti al pm.

Le indagini

I fatti risalgono allo scorso 23 dicembre 2022. Federico Salvini stava camminando lungo via Palma, non lontano dal Pio Albergo Trivulzio di Milano, quando fu avvicinato dai due giovani egiziani. Questi lo minacciarono con dei cocci di vetro per intimorirlo e persuaderlo a consegnare loro il portafogli e lo smartphone.

Secondo le ricostruzioni effettuate in sede di indagine dagli uomini della Squadra mobile, coordinati nella loro attività dal pubblico ministero Barbara Benzi, uno degli imputati si sarebbe occupato di fare da palo mentre l'altro provvedeva a ripulire la sua vittima minacciandola coi frammenti di bottiglia. Sulla base del racconto del figlio del leader del Carroccio sarebbe stato il più giovane dei due (il 21enne) a compiere materialmente la rapina, mentre il complice (il 26enne) controllava che non ci fosse nessun testimone nei paraggi.

La ricostruzione

I giovani nordafricani entrarono nel negozio di un parrucchiere poco distante dal luogo della rapina, occultando il cellulare appena rubato sotto un divano. Il giorno successivo tornarono nello stesso luogo per recuperare la refurtiva, ma il loro atteggiamento insospettì il proprietario. Ricordandosi di averli già visti, e intuendo che il telefono potesse essere proprio quello che i poliziotti avevano cercato la sera della rapina, scattò loro una foto e decise di non consegnare l'apparecchio elettronico e di allertare invece le forze dell'ordine, mettendo così in fuga i responsabili.

Pochi giorni dopo gli egiziani furono identificati e tratti in arresto, risultando, peraltro, pregiudicati oltre che irregolari sul

territorio nazionale. È stato lo stesso pubblico ministero Barbara Benzi a chiedere al giudice per le indagini preliminari il giudizio immediato: nei prossimi giorni è attesa la decisione ufficiale da parte di Domenico Santoro.

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