Il "verde" Sala sacrifica un giardino per un nuovo palazzo

Il sindaco di Milano pronto a sacrificare il Circolo combattenti e reduci e un pezzo di verde pubblico per costruire il museo della Resisenza. È polemica

Il "verde" Sala sacrifica un giardino per un nuovo palazzo

Fin dal suo insediamento, ormai sei anni fa, Beppe Sala si è posizionato come sindaco green. O meglio, a parole immagina di esserlo ma nei fatti la sua politica, di verde, non ha quasi nulla. Essere green significa anche difendere e tutelare il verde, la natura, oltre che portare avanti campagne ideologiche contro l'inquinamento e costruire piste ciclabili in mezzo a una delle principali arterie viarie della città. La giunta di Palazzo Marino, infatti, non retrocede dalla sua posizione e nonostante le proteste intende portare avanti il Piano integrato di intervento dei Bastioni di Porta Volta, che prevede la realizzazione di un nuovo palazzo, "gemello" della piramide Feltrinelli già esistente in viale Pasubio, da dedicare al museo della Resistenza. Il tutto a scapito di un'area verde che da anni il Circolo combattenti e reduci di Porta Volta cura con amore. Qui, in questa porzione di verde tra i palazzoni di Milano, sorge anche un glicine monumentale, divenuto simbolo dell'associazione, che rischia di essere eradicato dalle ruspe. Lo stesso glicine è iscritto al Fai per diventare un luogo del cuore.

"Ci sono tanti palazzi in disuso a Milano che stanno venendo giù, perché realizzarne un altro a scapito di un pezzo di verde pubblico?", si chiede giustamente Nunzio Taccardi, gestore del Circolo dal 2011. A rischiare di essere risucchiato dal cemento e di scomparire è proprio il Circolo, una realtà unica di Milano, nata nel lontano 1919, che oggi, anche grazie al lavoro di Taccardi, che l'ha salvato dall’oblio trasformandolo in un luogo di aggregazione per l'intero quartiere, rischia di morire. Sotto quel glicine si incontrano ogni giorno nuove e vecchie generazioni: c'è chi chiacchiera, chi studia, chi gioca a ping-pong o a carte e chi si ferma qui per un pasto. Infatti, grazie all'intervento del'ex sindaco Pisapia, il circolo è stato aperto anche agli esterni non tesserati e questo ha permesso alla struttura, che sorge nell’antico Dazio, di sopravvivere, crescere e diventare un punto di riferimento.

Eppure, quel luogo, che rappresenta anche una testimonianza storica per Milano, non solo per il suo ruolo nel tessuto sociale urbano ma anche perché vede la presenza di importanti strutture di epoca spagnola, sembra non interessare alla giunta di Palazzo Marino. L'assessore all’Ambiente e al verde del Comune di Milano, Elena Grandi, difende a spada tratta la realizzazione della nuova piramide, anche se questa rischia di soffocare sia l'associazione che quel fazzoletto di verde pubblico, il cui progetto, come si legge nella comunicazione dell'associazione, "è stato condiviso, approvato ed autorizzato dal Comune di Milano con l’Accordo di gestione firmato il 07/10/2021, il quale segnala espressamente che la 'riqualificazione dell’area sarà realizzata come da progetto'”.

Eppure, come si evince da vecchi post social, proprio l'assessore Grandi in passato si batteva il pugno sul petto per difendere i "quattro alberi" di piazza Baiamonti dalla realizzazione della nuova piramide. Ed era solo il 2019. Si cambia idea rapidamente o, per lo meno, l'ha cambiata rapidamente l'assessore, una volta messo piede nella nuova giunta.

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