"Non vi faccio da serva". Rifiuta lavoro da barista sottopagato

Una disoccupata di trent'anni ha rifiutato una proposta di lavoro sottopagata in un bar e con condizioni definite "indegne"

"Non vi faccio da serva". Rifiuta lavoro da barista sottopagato

Mille euro al mese con un finto inquadramento part-time. È questa la proposta di lavoro che sarebbe stata fatta da un bar della zona a una ragazza di nome Sara residente a Cerenova. Le condizioni sarebbero state: sette ore e mezza di lavoro per sei giorni a settimana. Un solo giorno libero, festivi e domeniche incluse. I festivi? Non pagati.

La giovane, nonostante sia disoccupata e abbia bisogno di lavorare ha deciso di rifiutare e denunciare la proposta sui social con queste parole: "Alla soglia dei quasi trent'anni sono davvero stufa di fare la serva. Io a farvi ingrossare il culo non ci sto più". Un post che, come spesso accade quando si tratta di questa tematica, è diventato virale in pochisso tempo. "Non esiste nessun genere di pausa, anche andare al bagno è un lusso e naturalmente non ti passano nulla da mangiare nonostante gli orari lo prevedano", ha continuato la ragazza. Quest'ultima si è poi interrogata se il problema sia da far ricadere sui giovani o meno: "Ora veramente vogliamo continuare a dire che il problema sono i giovani, il reddito, il non voler fare la gavetta, la mancanza di voglia? Davvero? Questo è sfruttamento. Iniziate a pagare i dipendenti come si deve e vedrete che fila fuori i vostri locali. Ovviamente io il contratto l'ho rifiutato, nonostante abbia bisogno di lavorare, ma alla soglia dei quasi trent'anni anni sono davvero stufa di fare la serva. Io a farvi ingrossare il cu*o non ci sto più".

La replica della Cgil

Come riporta Fanpage, ha ripreso e commentato il post di Sara anche Natale Di Cola, segretario generale della Cgil Roma e Lazio. Il sindacalista ha denunciato lo sfruttamento lavorativo nel mondo della ristorazione e senza mezzi termini ha definito la proposta di lavoro fatta alla ragazza come "indegna". "Un contratto a tempo determinato, part time di quattro ore settimanali e con uno degli inquadramenti più bassi. Nei fatti 6 giorni su 7, festività e domeniche incluse ma non riconosciute, senza pausa pranzo, quasi 8 ore al giorno, 200 al mese per circa 5 euro l’ora. Si è rifiutata ed ha deciso di raccontarlo", afferma Di Cola. E aggiunge che la giovane è iscritta alla Cgil e che due anni fa si è rivolta alla Filcams, la Federazione Italiana Lavoratori Commercio, Alberghi, Mense e Servizi, aderente alla Cgil. "Sapere che fa parte della nostra comunità e che combatte per difendere i diritti ci riempie d’orgoglio.

In questi giorni, purtroppo, c’è anche chi la deride e la offende per aver detto no allo sfruttamento e al lavoro nero. A Sara diciamo che non è sola, è una di noi, le faremo quadrato attorno", ha concluso il segretario.

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