"È terribile...". Crepet svela perché i genitori non hanno visto Turetta

Per lo psichiatra una buona parte della responsabilità di quanto accaduto è da ricercare nell'educazione ricevuta dal ragazzo. E cita Pasolini

"È terribile...". Crepet svela perché i genitori non hanno visto Turetta
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Finito dietro le sbarre della casa circondariale di Montorio a Verona , Filippo Turetta non ha ancora ricevuto la visita dei genitori, di mamma Elisabetta e di papà Nicola.

L'incontro, in programma qualche giorno fa, era stato richiesto dallo stesso 21enne subito dopo aver varcato le porte del penitenziario, ma sarebbe saltato per volontà degli stessi congiunti, che hanno scelto di non seguire il legale Giovanni Caruso per il colloquio. Ufficialmente la rinuncia sarebbe stata motivata con la necessità di dare precedenza a un sostegno psicologico, tanto per il giovane quanto per i due genitori.

Una tesi, questa, che non ha convinto per nulla Paolo Crepet. Ospite di "In altre poarole", programma televisivo in onda sulle frequenze di La7, lo psichiatra ha espresso la propria visione in merito alla vicenda.

"Paolo, se lo domanda tutta l'Italia", esordisce il conduttore del talk show Massimo Gramellini,"perché secondo te i genitori di Filippo Turetta non vogliono andare a trovare il figlio in carcere? Non ce lo saremmo mai aspettato...". "Per l'eco dei sensi di colpa, che è terribile", replica Crepet senza troppi giri di parole, "forse perché ti vuoi posticipare una domanda terribile".

"Sei stato tu o qualcun altro, oppure una domanda a se stessi?", incalza il conduttore del programma televisivo. "Che colpa ne ho? Beh, perché quando un figlio sbaglia...diceva Pasolini 'Quando un ragazzo sbaglia per il cinquanta per cento è colpa del ragazzo e per il restante cinquanta per cento è colpa dei padri...dei padri, diceva lui, proprio dei padri, perché lo hanno educato male. Parole magnifiche...parole bibliche", aggiunge il sociologo.

"Cioè per metà è natura e per metà educazione", considera Massimo Gramellini. "Ma certo, è il nostro esempio. L'esempio non è solo 'Fai così', ma 'E tu come sei? Quanto parli a cena? Ma tu quanto interrompi i loro silenzi? Quanto sei capace in qualche modo di essere controcorrente?", spiega ancora l'ospite.

"Un insegnante è un provocatore, non può accontentarsi e adattarsi alla calma piatta", considera Paolo Crepet. "Se c'è un ragazzo che esce dal gruppo lo vai ad acchiappare per la giacca, per il suo bene. Questa è la cosa che dobbiamo fare", conclude.

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