La nuova vita di Luca Traini: "Quando uscirò dal carcere farò il contadino"

Luca Traini, condannato a dodici anni di reclusione per aver aperto il fuoco nel 2018 contro sei migranti, sembra aver trovato una nuova dimensione in carcere: coltiva l'orto, produce formaggi e ha avuto il permesso di vendere i suoi prodotti al mercato. "Quando uscirò, farò il contadino"

Un primo piano di Luca Traini
Un primo piano di Luca Traini
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"Ora coltivo l’orto, produco formaggi e curo animali da cortile. Il mio futuro è questo, farò il contadino". Lo ha dichiarato Luca Traini al quotidiano Il Resto del Carlino, sollecitato su come veda il proprio domani non appena finirà di scontare la condanna. Il 33enne marchigiano, condannato a dodici anni di reclusione per aver aperto il fuoco contro sei richiedenti asilo il 3 febbraio del 2018, dichiarò all'epoca di aver agito per vendicare la morte di Pamela Mastropietro (per il cui omicidio è stato condannato il nigeriano Innocent Oseghale). Traini sta comunque scontando la pena nel penitenziario Barcaglione, ma in questo periodo trascorso in cella avrebbe dato segnali di ravvedimento. Al punto che da qualche tempo gli è stato concesso il permesso di uscire una o due volte a settimana per vendere al mercato di Falconara o di Ancona i suoi prodotti.

Quali? Ortaggi e formaggi che produce insieme ad altri detenuti, rientranti nell'ambito di un progetto di reinserimento sociale promosso dall'istituzione carceraria. "Un’esperienza fondamentale che il carcere assicura a tanti detenuti. Ci permettono le attività all’aria aperta e io sono riuscito ad entrare nel "sistema pastore" - ha spiegato Traini - mi trovo bene. Se ancora non sono pienamente riabilitato, perché i tempi della giustizia bisogna seguirli, questo percorso mi sta cambiando e migliorando profondamente". Traini lavora già nell'orto del carcere, oltre ad occuparsi degli animali. E anche con il supporto della Federpensionati Coldiretti di Ancona, ha la possibilità di vendere quel che produce. Certo, il passato non si cancella, ma Traini non si è sottratto alle domande sull'episodio che lo portò alle ribalta delle cronache, ormai più di cinque anni fa.

"Non ero in me. Ma non c’entra il razzismo. C’entrano una serie di situazioni che stavo vivendo e che, in varia misura, hanno contribuito a quel gesto inqualificabile - ha detto, ricordando l'accaduto e mostrandosi pentito - ero in un circolo vizioso, mi sentivo emarginato dalla società civile e ho scatenato il far west. Non lo rifarei mai più. Non era Luca Traini quello. Oggi posso dimostrare chi sono". E nella sua visione, questa nuova attività di agricoltore-allevatore deve rappresentare il suo riscatto. Un trampolino di lancio per il ritorno nella società civile, dopo la sua scarcerazione. "Che futuro vedo per me? Un futuro a contatto con la terra.

Ho snobbato per troppi anni questa attività, nonostante provenissi da una famiglia di agricoltori - ha concluso - invece, in carcere ho capito che il futuro è qui, nella terra, in un passato che ritorna. Natura e animali danno grandi soddisfazioni".

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