La salma "non si trova". Per il neonato morto al Pertini slittati i funerali

I funerali del piccolo Carlo Mattia, il neonato morto al Pertini, sono stati celebrati con una settimana di ritardo. Nessuno avrebbe avvertito i genitori che la salma era stata trasferita

La salma "non si trova". Per il neonato morto al Pertini slittati i funerali

I funerali del piccolo Carlo Mattia, il bimbo morto al Pertini mentre la madre lo teneva accanto a sé, sono stati celebrati con una settimana di ritardo rispetto alla data prefissata per le esequie perché la salma era "irreperibile". È quanto emerge dall'esposto presentato in Procura dai genitori del neonato - riporta Repubblica.it - assistiti dagli avvocati Alessandro Palombi e Michela Tocci. Sul caso è stato aperto un fascicolo d'indagine per omicidio colposo contro ignoti.

Il trasferimento della salma

Una tragedia nella tradegia per la mamma e il papà del piccolo Carlo Mattia. Stando a quanto hanno messo nero su bianco i due legali, l'ospedale Pertini non avrebbe comunicato alla coppia che la salma del figlioletto era stata trasferita al Policlinico Umberto I. I genitori del neonato si erano rivolti ad un'agenzia funebre per organizzare l'esequie. Quando è stato chiesto loro di consegnare tutta la documentazione necessaria, avrebbero scoperto che l'ospedale "non aveva comunicato all'anagrafe la richiesta di registrazione del neonato", scrivono gli avvocati Palombi e Tocci nella denuncia. L'inghippo burocratico avrebbe fatto slittare il funerale di una settimana: è stato poi celebrato, in forma molto intima, lo scorso 20 gennaio.

La denuncia

Dalla denuncia emergono anche altri dettagli sulla gestione della tragedia, avvenuta nella notte tra il 7 e l'8 gennaio 2023. A tre giorni dal lutto, i genitori del piccolo Carlo Mattia sarebbero stati contattati dal Pertini in merito a una visita medica. "Mi chiedono chiarimenti per la mia assenza e quella del bambino - ha raccontato la madre del neonato al Corriere.it - Mi hanno pure rimproverata". Tre ore dopo sono arrivate le scuse da parte dell'ospedale con una mail inviata dalla dottoressa Camilla Gizzi, direttore del reparto di Pediatria. La mamma del bimbo ha poi aggiunto che l'accaduto "è stato sconcertante per la maniera in cui il personale non ha avuto la minima delicatezza necessaria per gestire la vicenda". Quanto ai fatti, sui quali sono in corso degli accertamenti da parte della Procura di Roma, la donna ha raccontato di aver chiesto aiuto al personale sanitario di turno perché il figlioletto piangeva molto e non sapeva come acquietarlo.

"Mi è stato suggerito che, se il bambino avesse pianto, sarebbe stato opportuno tenerlo accanto a me - ha concluso nell'intervista -Il consiglio, abbinato alla pregressa stanchezza (per il travaglio ndr) ha posto mio figlio di fronte a un rischio che poi si è concretizzato".

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