Oltre il 40% di islamici e il digiuno: cosa succede nella scuola chiusa per Ramadan

Ancora polemiche sul caso di Pioltello. Il preside dell’istituto Iqbal Masiq: “Quel giorno tanti restano a casa”

Oltre il 40% di islamici e il digiuno: cosa succede nella scuola chiusa per Ramadan
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L’Italia come l’Arabia Saudita. Nelle ultime ore si è acceso il dibattito sull’istituto comprensivo Iqbal Masiq di Pioltello, provincia di Milano, per la decisione di chiudere in occasione della festa di Eid-El-Fitr, la celebrazione della fine del Ramadan. Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha reso noto di aver chiesto delle verifiche, ma il caso della scuola intitolata al bimbo pakistano divenuto simbolo della lotta alla schiavitù minorile è destinato a creare un precedente. Parliamo di un istituto composto da quattro plessi – due scuole dell’infanzia, tre primarie, una media – per un totale di 1300 studenti. Di questi, il 40 per cento è di fede islamica secondo Primalamartesana.

Una decisione inclusiva, secondo i dirigenti della scuola, ma che rischia di rappresentare un atto di sottomissione, soprattutto in un’epoca in cui i nostri simboli e le nostre tradizioni vengono nascosti. Con un numero così importante di alunni musulmani, negli ultimi anni è capitato che gli insegnanti si ritrovassero con le classi praticamente vuote in concomitanza con la festa di fine Ramadan.“Un momento di festa in una scuola multietnica”, la versione del preside Alessandro Fanfoni.

Il dirigente ha spiegato che il suo istituto ha una presenza straniera di oltre il 43 per cento, in aumento di 80-100 iscritti l’anno. Numeri importanti, che evidentemente hanno delle ripercussioni sul percorso tale da stravolgere il calendario in occasione del Ramadan. “Avevamo già in programma la chiusura l’anno scorso, ma saltò per motivi tecnici. Quest’anno abbiamo predisposto tutto per tempo, al consiglio di istituto di maggio, e iniziato un giorno prima a settembre”, le parole di Fanfoni al QN: “Alle polemiche politiche non rispondo. Non c’è niente di politico. Sull’integrazione il nostro lavoro è enorme. Dentro e fuori scuola”.

La proposta è partita da alcuni insegnanti già negli scorsi ed è stata votata dal consiglio di istituto senza la presenza di “imposizioni”, ha proseguito il preside: “Abbiamo utilizzato i giorni ‘discrezionali’ di vacanza di cui ogni scuola dispone. Nessuno ha eccepito. Abbiamo avuto riunioni, colloqui e assemblee con i genitori anche nelle ultime settimane, e parlato d’altro. Non so come mai sia esploso il caso”. Per quanto concerne il digiuno previsto dal Ramadan, il dirigente ha affermato che nessun ragazzino prima della quarta/quinta elementare lo pratica: “Siamo in controtendenza. Ma è il risultato, anche qui, di un lungo lavoro. Abbiamo colto per tempo un preoccupante incremento del numero dei digiuni fra ‘piccoli’, e avviato un confronto con le famiglie. I risultati si vedono”.

Resta il fatto che il prossimo 10 aprile l’istituto chiuderà e sarà il primo nel Paese a farlo, “rispettando” le indicazioni dell’Unione delle comunità islamiche d’Italia di inserire le feste islamiche nel calendario scolastico. Se questo è il trend, la prossima richiesta sarà obbligare le insegnanti a portare il velo.

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