Il Tar Lazio dà ragione al Comune di Roma e impone la bonifica dell'appartamento in cui vive l'accumulatore seriale da anni in lotta con l'amministrazione capitolina. Per ragioni di sicurezza, igiene e tutela del vicinato, non sarà più consentito l'accumulo di oggetti e materiali all'interno di un'abitazione.
La storia risale a qualche anno fa, quando ad essere sindaco di Roma era Virginia Raggi. L'amministrazione Raggi fece recapitare al possessore dell'immobile un'ordinanza in cui veniva richiesto di provvedere a proprie spese alla bonifica dell'appartamento. Era il 2019. Il Comune, in sostanza, riportava il cittadino alle sue responsabilità, richiedendo la rimozione dei materiali pesanti e di provvedere alla pulizia e alla bonifica dello stabile, sito a poca distanza dalla fermata Cavour della metropolitana.
Il cittadino, tuttavia, preferì rivolgersi ai giudici del Tar Lazio, facendo leva sul suo diritto di gestire il proprio appartamento come meglio voleva. Da qui lo scontro, che si è recentemente concluso con la sentenza dei giudici. Questi ultimi hanno dato ragione al Comune, ricordando che l'ordinanza di Virginia Raggi si rifaceva a un precedente provvedimento in cui veniva evidenziato lo stato di precarietà dell'immobile. Il rischio sanitario aveva spinto il Comune a procedere per tutelare la salute e l'incolumità del cittadino, oltre che quella dei vicini di casa.
L'amministrazione capitolina ha dalla sua parte i dettagliati resoconti degli agenti della polizia municipale, a cui si aggiungono quelli dei vigili del fuoco. Entrambe le categorie si sono viste più volte costrette a entrare nell'appartamento dopo le segnalazioni. Basti pensare che, come riporta Il Tempo, il primo verbale risale all'ormai lontano 2013. Nel documento della municipale si parla di "estrema sporcizia dei vetri e degli infissi in legno" e viene spiegato che l'uomo "torna saltuariamente nella casa e la utilizza come magazzino di oggetti e materiale di scarto che egli recupera tra i rifiuti".
In un altro verbale si passa dunque a spiegare le ragioni che hanno portato alla decisione di mettere in sicurezza l'immobile, "pieno di ogni genere di cose". "Il proprietario, probabilmente sofferente di un qualche tipo di disagio, vi accumula spazzatura che trova nei cassonetti", si legge ancora.
Da parte dei vigili del fuoco è stata inoltre segnalata più volte la pericolosità dell'abitazione, colma di oggetti di carta, oltre che di materiali potenzialmente infiammabili.
Una situazione confermata anche dagli operatori della Asl, che nel 2014 riconobbero una condizione di assoluto degrado e pericolo.Ecco, quindi, la sentenza del Tar Lazio, che non dà ragione all'accumulatore seriale, reo, fra l'altro, di essere stato a conoscenza dello stato di rischio a cui sottoponeva anche i vicini di casa.
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