"Una crisi come 40 anni fa": ecco cosa "alimenta" lo sciame sismico nei Campi Flegrei

Il terremoto più forte degli ultimi 40 anni fa tornare i timori su quanto potrebbe accadere nei Campi Flegrei: ecco la spiegazione degli esperti e perché, al momento, l'eruzione è l'ipotesi meno gettonata

"Una crisi come 40 anni fa": ecco cosa "alimenta" lo sciame sismico nei Campi Flegrei
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Neanche 24 ore dopo la scossa di magnitudo 3.2 che sui Campi Flegrei e tutta l'area di Napoli è tornata la paura perché, questa volta, il terremoto è stato il più forte degli ultimi 40 anni: l'intensità di 4.2 della scala Richter ha riportato la gente in strada nel cuore della notte (erano le 3:30). Questo terremoto "è avvenuto durante uno sciame cominciato ieri mattina alle 5, caratterizzato da 60 eventi di intensità inferiore", ha dichiarato all'Ansa il prof. Mauro Antonio Di Vito, direttore dell'Osservatorio Vesuviano dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Il sisma "si inquadra nella dinamica bradisismica, che negli ultimi giorni ha subito una lieve accelerazione": questo significa che "il processo sta continuando e la velocità di sollevamento del suolo si sta leggermente intensificando".

Buone notizie, però, perché non sono stati segnalati al momento danni a persone o cose ma per sicurezza è stata sospesa la circolazione dei treni. Ma cosa sta accadendo attorno alla Caldera?

"Non possiamo prevedere cosa accadrà"

Nei Campi Flegrei si sta rivivendo l'esatta dinamica di quanto avvenuto nei primi anni Ottanta con scosse sempre più frequenti a causa dell'evoluzione del vulcano che si trova ad alcuni chilometri di profondità. "L'Ingv sta monitorando minuto per minuto l'evoluzione ma non siamo in grado di prevedere quel che può accadere, certamente ci stiamo avvicinando a una situazione di crisi come quella, appunto, di 40 anni fa. Dobbiamo quindi prestare la massima attenzione", ha dichiarato al Messaggero il geologo Carlo Doglioni, presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv).

La situazione generale, però, resta sotto controllo: nonostante la scossa di 4.2 della scala Richter ci si trova"all'interno del range di magnitudo registrato nelle ultime settimane". Questa evoluzione, dunque, viene considerata "normale", anche se gli eventi sono sempre più ravvicinati e toccano questi picchi di intensità. Non è possibile, però, prevedere con anticipo le mosse del vulcano: ciò significa che non si può sapere se e quando accadrà un'eruzione. Di sicuro, gli esperti vigilano 24 ore su 24 e non è stato diramato alcun allarme per la popolazione.

Perché aumentano i tremori

Gli esperti spiegano che si potrebbe vivere questa situazione ancora per molto tempo, addirittura anni. Il sollevamento del suolo e i frequenti terremoti sui Campi Flegrei sono dovuti al gas che risale dalla profondità unito alla pressione delle acque. "La probabilità di una eruzione vulcanica è relativamente bassa", hanno fatto sapere gli esperti Mauro Di Vito, Francesca Bianco e Carlo Doglioni sul sito dell'Ingv. Il sollevamento del suolo non è un fenomeno nuovo: è già accaduto prima degli anni Ottanta ma anche nei primi anni Duemila quando il terreno si è innalzato di oltre un metro e si sono registrati numerosi terremoti con magnitudo fino a 3.8. Questi sciami sismici, quindi, sono in linea con quanto accaduto più volte nel recente passato.

L'area è sorvegliata speciale da decenni e i dati, al momento, non indicano che possa verificarsi la situazione più pericolosa per la popolazione, ossia la risalita del magna in superficie. Al momento, quindi, la possibilità che possa verificarsi un'eruzione rimane decisamente bassa. "Tuttavia - concludono i ricercatori - il vulcano ha la sua inarrestabile naturale evoluzione e, prima o poi, tornerà a eruttare.

L'attenzione dell'Ingv-Osservatorio Vesuviano è massima nella raccolta, studio e interpretazione dei dati e ogni variazione viene e sarà sempre discussa e comunicata tempestivamente agli organi di Protezione Civile nei suoi vari livelli".

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