"Togliamo anche l'altra scritta". La cancel culture di sinistra sulla Galleria

Sui social la surreale proposta di un'esponente milanese di Sinistra Italiana: oltre alla scritta degli imbrattatori, "togliere anche quella in basso". Ovvero la dedica della Galleria a Vittorio Emanuele II

"Togliamo anche l'altra scritta". La cancel culture di sinistra sulla Galleria
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L'indignazione per l'atto vandalico compiuto la scorsa notte da alcuni writer ai danni della Galleria Vittorio Emanuele II è stata unanime. Per quanto ignobile e irrispettoso del pubblico decoro, il gesto ha sollevato critiche bipartisan e reazioni sdegnate da parte dei cittadini. Tutto comprensibile, tutto condivisibile. Poi, però, c'è chi si è spinto pure oltre. Sui social, infatti, ci siamo imbattuti nel surreale post di un'esponente milanese di Sinistra Italiana, già candidata alle recenti regionali lombarde con il medesimo partito. Commentando il deprecabile imbrattamento della Galleria, la militante ha paventato una proposta a dir poco strana: quella di cancellare, oltre ai deturpanti graffiti, anche la sottostante dedica al fu Re d'Italia.

"Già che, prima o poi, si andrà su a cancellare la scritta in alto, io ne approfitterei per togliere anche quella in basso", ha scritto la simpatizzante di Sinistra Italiana, Elena Comelli. Via la scritta con l'intitolazione a Vittorio Emanuele II, insomma: qualcuno penserà a una boutade, a una battuta di spirito. E in effetti risulta difficile interpetare diversamente una simile ipotesi. Tuttavia, la militante della gauche milanese è sembrata piuttosto convinta delle proprie ragioni in una sua successiva replica a chi la criticava. Il post in questione, infatti, ha innescato una valanga di commenti a dir poco scettici. "Non esageriamo. La Storia è Storia", ha ad esempio scritto un commentatore. E un altro: "Ma seriamente? E quindi vuoi cambiare il nome alla galleria e al corso?".

In un successivo commento, l'ex candidata di Sinistra Italiana è stata incalzata così: "Non sapevo fossi filoaustriaca". E lei, in tutta risposta: "E se, più semplicemente, pensassi che una roba dedicata a Vittorio Emanuele sia ridicola?". A stretto giro, la donna ha quindi rivendicato nei commenti la propria libertà di esprimere quel pensiero e infatti è giusto che ciascuno possa dire la propria; ci mancherebbe altro. Tuttavia, la sola ipotesi di cancellare quella scritta in cima all'ingresso della Galleria ci sembra assurda. Quella intitolazione - che certo può piacere o meno - fa parte della storia di Milano e di quella dell'opera architettonica in questione. Nel marzo marzo 1865, fu proprio Vittorio Emanuele II a porre la prima pietra per la realizzazione della Galleria a lui dedicata. Nel settembre 1867, l'allora Re d'Italia presenziò all'inaugurazione dell'imponente struttura diventata poi il "salotto di Milano".

Per questo pensiamo che non abbia senso accostare, magari anche solo per provocazione, lo scarabocchio degli imbrattatori notturni a quella scritta storica apposta in tempi non certo recenti.

Simili proposte somigliano a certe battaglie promosse, soprattutto oltreoceano, in nome della cosiddetta cancel culture, la nuova e deleteria moda che espone la storia alla gogna degli attuali orientamenti ideologici.

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