Il vigile cancella 5mila multe per vendetta. Cosa gli avevano fatto

Un vigile urbano di Ravenna è finito a processo per il reato di danneggiamento di informazioni dati e programma informatici utilizzati dallo Stato o altro ente pubblico

Il vigile cancella 5mila multe per vendetta. Cosa gli avevano fatto
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Migliaia di multe cancellate per ripicca. È questa l’accusa nei confronti di un vigile urbano di Ravenna, finito a processo per il reato di danneggiamento di informazioni dati e programma informatici utilizzati dallo Stato o altro ente pubblico. L’uomo, un quarantaquattrenne originario di Faenza, avrebbe cancellato migliaia di email contenenti i dati delle persone pizzicate alla guida della loro auto e multate in strada tra il 2019 e il 2023.

Come riportato dal Corriere, il vigile urbano avrebbe agito per vendetta. Il motivo? Il trasferimento dal reparto di strada a quello d’ufficio avvenuto nel 2023 come conseguenza di un provvedimento disciplinare. Secondo quanto ricostruito, l’agente del corpo di Polizia Locale aveva lasciato incustodita la pistola d’ordinanza in una palestra. L’uomo era stato dunque punito con il ritiro dell’arma da fuoco e successivamente con il trasferimento alla luce della reiterazione della condotta.

Una volta trasferito, il vigile si sarebbe messo subito in malattia e poco dopo le email contenenti i dati dei multati risultavano sparite nel nulla. Una “azione di disturbo” secondo il comandante della Polizia Andrea Giacomini, tesi condivisa anche dagli inquirenti. La presunta azione del quarantaquattrenne avrebbe inoltre provocato un blocco del sistema che consente di notificare la decurtazione dei punti della patente. Entrando nel dettaglio, l’agente avrebbe eliminato le intere cartelle con le e-mail archiviate. L’unica “salvata” quella riferita al 2023, ma vuota. Altre mail risultavano “lette” ma non erano mai state aperte dagli agenti in ufficio.

In seguito all’intervento di un’agenzia specializzata, è stato possibile effettuare il backup completo dei sistemi e gli agenti sono tornati in possesso dei dati perduti, bloccando però le attività degli uffici per due giorni. Gli investigatori hanno individuato nickname e password dell’agente entrato nel sistema e si tratterebbe proprio del vigile a processo. L’avvocato Marina Prosperi, che difende l’agente, ha tenuto a precisare: "Abbiamo nominato un consulente che era già stato sentito in udienza. È emerso dalla perizia che al mio assistito non era stata fatto un’adeguata formazione sulle sue nuove mansioni.

Lui non sapeva che anche da casa, dal suo account, poteva vedere e collegarsi alle cartelle del suo ufficio. Il nostro consulente ha evidenziato che il sistema dal Comune non disponeva neppure di un 'cestino' virtuale ad uso dell’amministratore del sistema tale da consentire il recupero dei file cancellarti per sbagli".

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