Trovano 158 milioni di lire in cantina, dalla gioia all'incubo: cosa è accaduto a due sorelle

"In Svizzera si possono ancora cambiare le banconote italiane, non nel nostro Paese", l'assurda vicenda

Trovano 158 milioni di lire in cantina, dalla gioia all'incubo: cosa è accaduto a due sorelle
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Una scoperta straordinaria e inattesa, che avrebbe potuto risolvere dei problemi di natura economica, si è trasformata invece in un vero e proprio incubo per due sorelle di Genova, che hanno voluto raccontare la loro vicenda per segnalare un paradosso tutto italiano.

La storia inizia tra le pareti della vecchia casa di un nonno, all'interno della quale le due donne avevano vissuto per qualche tempo con tutta la loro famiglia. "Circa 20 anni fa mio nonno è venuto a mancare all'improvviso, con un ictus", spiega una delle sorelle all'AdnKronos."E mio padre ha voluto riscattare l'appartamento. Ma non siamo più tornati a vivere lì. Lo abbiamo affittato e abbiamo messo tutte le cose del nonno in cantina".

Dopo la morte del papà, d'accordo con la madre, decidono di vendere quella casa, per cui si organizzano per svuotare tutte le stanze, compresa la cantina. È qui che a un certo punto accade l'inimmaginabile: all'interno di una vecchia credenza c'erano dei pacchi, contenenti "un mucchio di banconote da centomila e da cinquantamila lire tutte sistemate in pacchi da dieci milioni. Non potevo credere ai miei occhi".

Una scoperta eccezionale ed emozionante, che avrebbe potuto cambiare le sorti di un'esistenza difficile. Le sorelle tremano per la felicità, piangono e ringraziano chi non c'è più ma ha voluto fare in modo che potessero trovare quei risparmi di una vita: dentro i pacchi ci sono ben di 158 milioni di vecchie lire, suddivise in 1.436 banconote da 100mila lire e 88 banconote da 50mila lire.

Purtroppo la gioia dura poco, e le donne vanno a sbattere contro la dura realtà. "Ci siamo rivolte alla Banca d'Italia per chiedere di effettuare il cambio, ma ci hanno risposto che essendo ormai trascorsi dieci anni dall'entrata in circolazione dell'euro (2002), non è più possibile", spiegano infatti. Nonostante il passo dal sogno all'incubo decidono di non arrendersi e si rivolgono a Giustitalia, associazione che si occupa di tutelare gli intreressi dei risparmiatori. "A livello legislativo questa è l'attuale situazione in Italia: il 28 febbraio 2002 le banconote e le monete in lire hanno cessato di avere corso legale; il termine ultimo per la conversione delle banconote in lire non prescritte era fissato al 28 febbraio 2012", precisano dall'organizzazione.

Le ultime operazioni di cambio, effettuate tra 22 gennaio 2016 e 31 maggio 2021 sono state 263, per un importo complessivo di 2.661.596,96 euro, ma il richiedente aveva comunque l'obbligo di dimostrare di aver presentato la richiesta di cambio tra 6 dicembre 2011 e 28 febbraio 2012, specificando peraltro l'importo. Nella corrispondenza tra il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco e l’allora ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan si ipotizzava una riapertura dei termini.

"Ora, anche se attualmente in Italia esiste una prescrizione ordinaria decennale per l'esercizio dei diritti di credito, come sostiene Bankitalia, prescrizione che peraltro non esiste in tutti gli altri Paesi della Comunità europea dove è ancora possibile 'cambiare' in euro l'ex moneta nazionale, è altrettanto vero che il termine iniziale dei dieci anni decorre da quando il soggetto può far valere il proprio diritto (art. 2935 c.c.)", puntiualizza Giustitalia. Nel caso specifico delle due sorelle, quindi,"dalla data di ritrovamento delle banconote, che risale a poco tempo fa". "Tra l'altro il legittimo titolare della somma è deceduto nel 2000, quindi prima che intervenisse la moneta unica europea e con il decesso del titolare del diritto si interrompe la prescrizione", ci tiene a precisare l'associazione.

E qui arriva il paradosso tutto italiano. Contattando alcuni parenti che vivono all'estero, le sorelle scoprono che le lire vengono tuttora cambiate in euro in Svizzera, così come in altri Paesi. "Mi domando per quale motivo in Italia le cose debbano andare così", lamenta una delle donne, "quei soldi risolverebbero la vita di mia sorella, non posso pensare che non ci sia più nulla da fare".

La storia non è finita qui, e le protagoniste della vicenda si dicono pronte a inviare una lettera al Capo dello Stato e al governatore della Banca d'Italia. "Vorrei chiedere a loro e a chiunque possa avere la possibilità di fare qualcosa, di mettersi una mano sulla coscienza, perché le altre nazioni europee continuano a cambiare i soldi del vecchio conio che magari vengono ritrovati casualmente, come nel nostro caso", considerano le sorelle.

"Come noi ci sono tante altre famiglie e per molti significherebbe poter risolvere tanti problemi. Molti nonni e molti genitori hanno risparmiato per una vita e così si vanificano anche i loro sacrifici. Io davvero mi auguro che si riesca a fare qualcosa", concludono.

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