"Anica Panfile gettata nel fiume già morta". La procura indaga per omicidio

Anica Panfile, 31enne romena, è stata trovata senza vita in un'ansa del fiume Piave domenica scorsa. Archiviata l'ipotesi di un gesto volontario, la procura ora indaga per omicidio: "numerose lesioni contusive al capo e al volto"

"Anica Panfile gettata nel fiume già morta". La procura indaga per omicidio
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"Allo stato attuale, l'ipotesi del suicidio appare altamente improbabile". A dirlo è il procuratore di Treviso, Marco Martani, che conferma l'indiscrezione - già trapelata ieri pomeriggio - riguardo alle circostanze sospette del decesso di Anica Panfile, la 31enne di nazionalità romena trovata senza vita in un'ansa del fiume Piave, a Spresiano, domenica 21 maggio. Sulla scorta degli accertamenti cadaverici, il pm Valeria Peruzzo ha aperto un fascicolo d'inchiesta con l'ipotesi di omicidio. Al momento, non ci sono iscritti nel registro degli indagati ma non è escluso che nei prossimi giorni possano esserci delle novità.

L'ipotesi dell'omicidio

L'ipotesi dell'omicidio si fonda su un dato certo e inconfutabile: quello dell'autopsia. L'esito dell'accertamento, eseguito nei giorni scorsi dall'anatomopatologo veneziano Antonello Cirnelli, sconfessa la pista iniziale del suicidio. Sul corpo di Anica, scrive il Corriere.it, sono state evidenziate "numerose lesioni contusive", specie alla testa e al volto, che "vanno considerate la causa del decesso". Ciò significa che - congetturano gli investigatori - la donna potrebbe essere stata colpita con un oggetto contundente e poi gettata nel fiume quando era già morta. A suffragio di questa possibilità vi è anche un altro dettaglio: l'assenza di acqua nei polmoni della 31enne. Un fatto decisamente anomalo considerando che il cadavere è rimasto nel fiume per tre giorni (da giovedì 18 maggio a domenica 21 maggio).

I dubbi sul suicidio

A ritrovare il corpo senza vita di Anica, in un'ansa del Piave, al di sotto di un viadotto, è stato un pescatore. L'ipotesi del gesto volontario, e quindi che la giovane si sia lasciata cadere nel fiume, è apparsa fin da subito molto nebulosa. Se lo avesse fatto, avrebbe dovuto percorre a piedi una tratta dell'autostrada fino al punto in cui si sarebbe gettata. E le telecamere di sorveglianza l'avrebbero sicuramente ripresa. Inoltre, se davvero si fosse lanciata dal ponte, avrebbe dovuto riportare ferite agli arti inferiori o all'addome, come spesso accade nei casi di suicidio. Considerando poi la poca acqua presente nel canale, l'impatto col suolo sarebbe stato a dir poco devastante.

Le persone che saranno sentite

L'unica certezza, al momento, è che sul cadavere non sono state riscontrate lesioni compatibili con una violenza sessuale. Ciò non toglie che "serviranno altri accertamenti - spiega il procuratore Martani - ma per quanto il corpo sia rimasto in acqua per quasi tre giorni, non sembrano esserci evidenze di abusi". Sul fronte investigativo non ci sono novità riguardanti eventuali indagati.

Nei prossimi giorni saranno ascoltati il compagno della 31enne, Luigi, dal quale aveva avuto anche una figlia, e il proprietario dell'abitazione di Arcade dove Anica si era recata giovedì pomeriggio, prima di svanire nel nulla.

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