"Bisogna creare una rete per le mamme". Infanticido di Voghera, le parole della psicologa

In Italia, ogni anno, 100mila donne soffrono di depressione post partum. Che cosa si cela dietro questo buco nero? Lo abbiamo chiesto a Sara Lindaver, psicologa e psicoterapeuta

"Bisogna creare una rete per le mamme". Infanticido di Voghera, le parole della psicologa
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In Italia, ogni anno, 100mila donne soffrono di depressione post partum. Nei casi più gravi, si arriva persino a uccidere il proprio figlio, come è successo a Voghera, dove Elisa Roveda, 45 anni, ha strangolato il piccolo Luca di un anno. La donna, che aveva voluto questo figlio più di ogni altra cosa, soffriva di depressione, tant’è che negli ultimi tempi i parenti non la lasciavano mai sola. Secondo il rapporto Eures sugli infanticidi, o figlicidi, dal 2010 al 2022 in Italia sono stati uccisi 268 bambini al di sotto dei 12 anni dai propri genitori, una media di quasi uno ogni due settimane. Che cosa si cela dietro questo buco nero nel quale alcune neo mamme sono risucchiate? Lo abbiamo chiesto a Sara Lindaver, psicologa e psicoterapeuta.

Dottoressa, è facile riconoscere la depressione post partum?

Si tratta di un fenomeno che di solito esordisce nel periodo della gravidanza o entro le quattro settimane successive al parto. Un periodo in cui la donna comincia a soffrire di un calo del tono dell’umore, si sente spesso triste e perde interesse per le attività quotidiane, come prendersi cura del proprio bambino; è stanca e senza energie e con un aumentato bisogno di sonno o con, al contrario, una considerevole fatica a dormire; può perdere l’appetito o avere un significativo aumento del senso di fame. A volte si rimprovera di non essere in grado di occuparsi adeguatamente del proprio figlio e questo è un importante elemento che differenzia la depressione post partum da una forma più grave, la psicosi puerperale, che si verifica all’incirca ogni mille nascite.

In che cosa consiste?

In questo caso, i sintomi sono più evidenti. Oltre ai disturbi di umore vi è la perdita del contatto con la realtà, vi sono allucinazioni e deliri che possono sfociare in comportamenti violenti verso il proprio figlio, ritenuto responsabile dell'impossibilità di ritornare alla propria vita di prima. A volte, la psicosi può portare a situazioni di suicidio e/o infanticidio.

Esiste una cura per la depressione post partum?

Si può guarire, tant'è che molte mamme che ne hanno sofferto scelgono comunque di intraprendere una nuova gravidanza. È fondamentale la psicoterapia e, nelle situazioni più gravi, l'eventuale aiuto psicofarmacologico.

Quali sono i tempi di risoluzione?

La depressione post partum può risolversi spontaneamente a un anno dal parto, mentre nelle forme più gravi e senza alcun tipo di supporto può protrarsi più a lungo. Spesso, per il senso di colpa e la sensazione di sopraffazione portata dal nuovo ruolo di essere madre, è difficile che la donna riesca a chiedere spontaneamente aiuto. La sensazione di isolamento e la mancanza di una rete sociale di supporto favoriscono il peggioramento dei sintomi.

Ci sono, invece, forme meno gravi?

Sì, il cosiddetto baby o maternity blues, espressione coniata dal pediatra e psicoanalista inglese Donald Winnicott, che definisce l’instabilità emotiva dovuta ai cambiamenti ormonali che si manifestano nei giorni successivi al parto, e che tende a risolversi entro due settimane circa.

Che ruolo gioca la società?

È importante favorire la creazione di reti di supporto alle neo mamme in modo tale che non si sentano sole nell'impegnativo compito di cura di un neonato. Anche le strutture sanitarie possono contribuire ad arginare questo fenomeno. Si dovrebbe prevenire già in gravidanza con una formazione degli operatori sanitari che si occupano delle donne incinte e che potrebbero, precocemente, riconoscere dei segnali di malessere, come disturbi di umore o di ansia, sensazioni di isolamento che potrebbero portare alla comparsa di una depressione vera e propria.

Un ruolo importante nel post partum lo possono svolgere anche i servizi di cura e assistenza ai neonati che possono essere un aggancio per favorire una presa in carico di tutto il sistema familiare e non solo del bimbo appena dato alla luce.

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