Caso Orlandi: la lettera dal Sud America apre la "pista famigliare"

Giungono dal passato delle rivelazioni su insolite coincidenze legate al caso di Emanuela Orlandi e spunta il nome dello zio Mario Meneguzzi

Caso Orlandi: la lettera dal Sud America apre la "pista famigliare"
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Una vecchia pista mai rivelata riaffiora dalle indagini dei primi mesi sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. A rivelarlo, un servizio del TgLa7, che ha spiegato come queste informazioni fossero dettagli noti al promotore di giustizia vaticano Alessandro Diddi e della procura di Roma, i due organismi che hanno riaperto le indagini nel 2023.

Di Emanuela Orlandi, 15enne cittadina vaticana, si persero le tracce il 22 giugno 1983. Ma tre mesi dopo, a settembre, quando le indagini erano state tolte al sostituto procuratore Margherita Gerunda per essere affidate a Domenico Sica, il segretario di Stato Vaticano Agostino Casaroli avrebbe sritto, per conto delle autorità giudiziaria italiana, una lettera a un sacerdote brasiliano in missione in Colombia, inviato da papa Giovanni Paolo II. Al prete, che a lungo era stato confessore e consigliere spirituale degli Orlandi, sarebbe stato chiesto nella missiva se fosse vero che Natalina Orlandi, sorella di Emanuela, avesse subito molestie sessuali dallo zio Mario Meneguzzi, marito della zia paterna Lucia Orlandi.

Secondo il servizio la risposta sarebbe stata positiva: Natalina Orlandi sarebbe stata molestata e terrorizzata per l’avvenimento, dato che le sarebbe stato intimato di tacere o avrebbe perso il lavoro al bar della Camera dei Deputati, in cui sarebbe stata assunta al tempo proprio grazie a Meneguzzi che il bar lo gestiva. La testimonianza di Natalina Orlandi fu tra l’altro messa a verbale in un interrogatorio reso a un magistrato di Roma e agli atti.

In più su Meneguzzi, che è defunto, aleggiano delle insolite coincidenze. Per esempio l’uomo aveva una grossa somiglianza con l’identikit, tracciato da un vigile e un poliziotto, relativo a un uomo visto con Emanuela Orlandi fuori dalla scuola di musica nel giorno della scomparsa. Lo zio inoltre rispondeva alle telefonate dei presunti rapitori e avrebbe avuto conoscenze nel Sisde. Inoltre avrebbe scoperto in tempo reale di essere pedinato dalla Squadra mobile di Roma mentre si recava in auto sul litorale di Santa Marinella. E sarebbe stato lo stesso zio a consigliare al padre di Emanuela, Ercole Orlandi, di ingaggiare l’avvocato Gennaro Egidio, aggiungendo che non avrebbe dovuto preoccuparsi della parcella perché se ne sarebbe occupato il Sisde. Per ora è difficile dire se queste rivelazioni forniranno nuovi spunti di inchiesta, soprattutto alla luce del fatto che Meneguzzi è morto qualche anno fa.

Appena saputa la notizia, Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, si è sfogato con Adnkronos, annunciando di voler avere un’udienza privata con papa Francesco: “Sono arrabbiato, furioso. Hanno passato il limite come non mai e con l’avvocato Sgrò sto organizzando per domani una conferenza stampa. Non possono scaricare le responsabilità di tutto su una famiglia... Non pensano ai parenti, ai figli? No, questa carognata non può passare così.

Nessuno ha chiamato né me, né mia sorella, né i figli di mio zio. Non siamo stati chiamati dalla procura di Roma, da nessuno. Mi auguro che questa commissione parlamentare parta e svergogni chi oggi miserabilmente ci ha infangato”.

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