Potrebbe esserci una svolta nel caso della scomparsa di Cristina Golinucci. La 21enne sparì il 1 settembre 1992, oltre 30 anni fa: si era recata al convento dei cappuccini di Cesena, dove poi è stata trovata la sua auto, ma in convento non sarebbe mai entrata. Una delle piste maggiormente battute finora conduceva da un richiedente asilo, ma ora cambia tutto: qualcuno potrebbe aver fatto del male a Cristina, la stessa mano che ha ucciso Chiara Bolognesi.
È attesa infatti per oggi la riesumazione di una 18enne, scomparsa il 7 ottobre 1992 e ritrovata cadavere il 31 ottobre successivo nel fiume Savio. Il caso fu archiviato perché ritenuto un suicidio, anche se la psicologa di Chiara escluse un gesto autolesionista: gli inquirenti all’epoca archiviarono perché il corpo indossava ancora il reggiseno, escludendo quindi un gesto violento.
Chiara e Cristina non si conoscevano. Cosa le accomuna? Molte cose. Frequentavano la stessa chiesa, erano molto religiose, facevano parte della stessa associazione di volontariato, l’Avo, e andavano nella stessa scuola. Ora la procura di Forlì ha riaperto l’indagine su entrambi i casi, ritenendo ci sia un collegamento.
“Speriamo che questa strada porti alla verità perché io devo sapere cosa è successo a Cristina”, ha detto in studio a “Chi l’ha visto?” Marisa Degli Angeli, madre di Cristina e appartenente insieme alla madre di Elisa Claps al nucleo fondatore dell’associazione Penelope. Mamma Marisa ha anche espresso dispiacere per i genitori di Chiara, che videro archiviare l’inchiesta per suicidio, così come la stessa Marisa ha dovuto opporsi con forza alla teoria dell’allontanamento volontario in relazione al caso della figlia.
“È una nuova pista che ci fa pensare che la procura di Forlì, estremamente qualificata, è riuscita a riattualizzare”, ha commentato in trasmissione Nicodemo Gentile, presidente di Penelope, che ha aggiunto come vi siano tracce di soggetti che possono essere definiti predatori sessuali. Forse l’ingenuità di Cristina ha permesso che la giovane fosse attirata in una trappola, in qualcosa di torbido “sotto mentite spoglie”.
E in effetti si sa che nella stretta cerchia di ambienti frequentati dalle due ragazze ci fosse un uomo che avrebbe avuto atteggiamenti morbosi e violenti nei confronti di almeno altre due ragazze. Era un uomo che frequentava la chiesa: nel 2010 mamma Marisa fu avvicinata da un’altra madre che le confidò che la figlia era stata aggredita e violentata da un uomo che sicuramente conosceva anche Cristina. “Il parroco cui si era rivolta per avere consiglio, le ripeteva che non ero credibile, che erano tutte bugie”, aveva raccontato la giovane. Un’altra coetanea nella medesima situazione non aveva denunciato per paura di ritorsioni.
All’epoca ci furono molte telefonate anonime sui casi di Chiara e Cristina. Il parroco Don Ettore ricevette una notte una di queste telefonate anonime.
Gli venne detto che il corpo di Chiara era nel fiume Savio, mentre quello di Cristina era nel Tevere “vicino alla chiesa dove ci sono due frati di Cesena”. “Chiedo che Dio mi dia almeno i resti di Cristina”, ha detto inoltre mamma Marisa al tg Rai regionale dell’Emilia Romagna.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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