A quasi 35 anni dal delitto di via Poma spunta una nuova ipotesi investigativa. Nell'appartamento in cui venne uccisa Simonetta Cesaroni il 7 agosto del 1990 ci sarebbero stati documenti riservati dei servizi segreti che non avrebbero dovuto finire nelle mani di magistrati e investigatori dell'epoca. Questa la tesi sostenuta dal giudice Giulia Arcieri che, come anticipa La Repubblica, ha respinto la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura capitolina, chiedendo di verificare l'eventuale intervento dei "poteri forti" nelle vecchie indagini.
L'ombra dei servizi segreti
Il gip chiede ai pubblici ministeri che venga fatta chiarezza sulle inchieste passate e sull'ipotetico ruolo dei servizi segreti. Tra le persone che la procura dovrà sentire ci sono Carmine Belfiore, ex questore di Roma e numero due della polizia, e Sergio Costa, all'epoca responsabile della centrale del 113 e distaccato dall'intelligence. Costa fu tra i primi ad arrivare sulla scena del crimine. Il giudice Arcieri suggerisce agli pm una serie di domande da sottoporre all'ex agente come, ad esempio, se il condominio di via Carlo Poma 2 ospitasse a quel tempo appartamenti utilizzati dai servizi segreti. Non ultimo se vi fossero rapporti tra gli 007 e l'Aiag, ovvero l'ufficio degli Ostelli dove si consumò l'atroce delitto. "Appare del tutto verosimile - scrive il gip - che sin dall’inizio le indagini siano state inquinate per proteggere soggetti e/o interessi dei servizi segreti (...) come le persone in rapporti con l’Aiag".
Il ruolo dell'avvocato
Gli investigatori dovranno condurre accertamenti anche sul conto dell'avvocato Francesco Caracciolo di Sarno, il defunto presidente degli Ostelli che abitava a pochi passi da via Poma. Il suo nome compare in un vecchio appunto della Digos, firmato dall'ex questore di Roma Carmine Belfiore, in cui vengono sollevati alcuni dubbi sull'alibi da lui fornito agli inquirenti dell'epoca. Inoltre, nella stessa nota, si fa riferimento a presunte e "reiterate molestie" da parte di Caracciolo nei confronti di giovane ragazze. Episodi che - scrive Repubblica - non sarebbero mai stati denunciati grazie alle "amicizie influenti" dell'uomo.
La sorella di Simonetta: "Finalmente uno spiraglio"
La decisione del giudice Arcieri è stata accolta con grande soddisfazione dall'avvocato Federica Mondani, legale della famiglia Cesaroni: "È stata riconosciuta la bontà del nostro lavoro. La gip indica la strada da seguire per le nuove indagini.
Sottolineo anche l’importante lavoro del pm Alessandro Lia". Anche Paola, la sorella di Simonetta, si sente sollevata: "Finalmente si apre uno spiraglio di luce dopo tanto tempo con contenuti concreti sui cui lavorare".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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