Franca Viola, rapita e stuprata dall'ex. Suo il primo "no" al matrimonio riparatore

Maltrattata dall'ex fidanzato Filippo Melodia, la giovane fu la prima in Italia a ribellarsi a una legge maschilista e obsoleta. Da allora è considerata il simbolo dell'emancipazione femminile

Franca Viola, rapita e stuprata dall'ex. Suo il primo "no" al matrimonio riparatore

Franca Viola è una bella ragazza dai lunghi capelli castani. È la figlia di una modesta coppia di contadini, non ha grilli per la testa. Vive la sua vita in Sicilia, ad Alcamo, conosciuta come città del vino, un centro di 40mila abitanti in provincia di Trapani. Nel 1963 si innamora di Filippo Melodia, nipote di un mafioso del paese e, con il consenso dei genitori, ne diventa la fidanzata a soli 15 anni. Quando sul giovane iniziano a circolare brutte voci, in merito alla sua appartenenza a una banda di delinquenti, Franca, obbligata dal padre Bernardo, decide di rompere il fidanzamento ma il ragazzo non la prende bene. Emigrato per un periodo in Germania, torna in Sicilia con una sola idea in testa, quella di riappropriarsi della giovane come fosse un oggetto che gli era stato tolto ingiustamente. Prima, però, si vendica contro il padre di Franca: incendia la sua casetta di campagna, distrugge il vigneto e il campo di pomodori. La famiglia Viola, però, non si lascia intimorire da questi avvertimenti in perfetto stile mafioso. Franca, nel frattempo, sta cercando di mettere insieme i cocci di una adolescenza negata, tentando di vivere la sua storia d’amore con un altro ragazzo del paese.

Il rapimento

Il giorno di Santo Stefano del 1965, Filippo Melodia, con una banda di amici, 12 complici, si presenta a casa dei Viola, animato dalle peggiori intenzioni. Distrugge e devasta ogni cosa gli capiti a tiro, picchia il padre di Franca e trascina via con la forza l’ex fidanzata, che lo implora di lasciarla andare, mentre il fratellino si aggrappa a lei con tutte le forze, deciso a non voler perdere quella sorella maggiore che ama più di se stesso. Franca e il bambino vengono caricati su un’auto, ma dopo qualche ora il fratellino tornerà a casa, mentre per Franca l’incubo non è ancora finito. La diciassettenne viene prima portata in un casolare di campagna, poi trasferita a casa della sorella di Melodia. Franca è un ostaggio in mano a quella famiglia che crede, e spera, che tutto si concluderà con un matrimonio. L’ex fidanzato la lascia digiuna per giorni, le manca di rispetto, la disprezza. Poi, al culmine dei suoi maltrattamenti, la stupra mentre lei è a letto, debole e stremata. Secondo un'usanza tragicamente patriarcale, a quel tempo quel tipo di violenza può essere insabbiata solo a condizione che la donna perdoni il proprio carnefice e lo sposi. In quel modo, attraverso il “matrimonio riparatore”, il suo onore viene salvato e lo stupratore, assolto. Sono gli stessi anni del delitto d’onore, che permette agli uomini che hanno sorpreso la propria moglie con l’amante, di ucciderla senza venire puniti. Gli anni di una società fortemente maschilista in cui la donna è considerata proprietà del marito. Un sistema che Franca, la ragazzina dagli occhi tristi e impauriti, scardina con un “no”. Il giorno di capodanno, infatti, Melodia e i suoi parenti vanno a casa dei Viola per la cosiddetta “paciata”, per far appacificare le due famiglie e, come vuole la legge del tempo, concordare le nozze. I familiari, d’accordo con la Polizia, fingono di accettare, ma l’indomani, dopo sette giorni di prigionia, gli stessi agenti fanno irruzione a casa di Melodia, liberano Franca e arrestano il suo stupratore. Quella data segna lo spartiacque tra ciò che è l’Italia fino a quel giorno e ciò che sarà. “L’onore lo perde chi le fa certe cose, non chi le subisce", questa frase di Franca Viola è del 1966 e diventerà storia. Se solo Franca avesse detto “sì” sarebbe tornata donna onorata, mentre il reato compiuto da Melodia sarebbe stato estinto.

Arriva la condanna per Melodia

Per Filippo Melodia, il Pubblico Ministero chiede ventidue anni di reclusione. Diciassette sono i capi d’imputazione e, tra questi, il ratto a scopo di libidine. La difesa tenta di screditare la ragazza, sostiene il consenso della giovane alla “fuga d’amore” e presenta l’effettivo rapimento compiuto solo ai fini del matrimonio. Alla fine del processo, il 17 dicembre 1966, Melodia viene condannato a 11 anni di carcere. Gli vengono imputati la violenza carnale, la violenza privata, le lesioni, le minacce e il ratto a scopo di matrimonio. Da quell’anno, lo stupro viene considerato non più un reato “contro la morale”, ma “contro la persona” che è stata abusata. In secondo grado, gli anni di reclusione vengono ridotti a dieci con l'aggiunta di due di soggiorno obbligato nei pressi di Modena. Sentenza confermata in Cassazione il 30 maggio 1969. Franca fa da traino a tutte quelle coetanee che, da nord a sud, si trovano a vivere una situazione simile alle sue. Quella schiera di donne che, seguendo il suo esempio, iniziano a rifiutare le nozze riparatrici.
Solo dopo 16 anni “il matrimonio riparatore” viene cancellato, assieme al “delitto d’onore”, dalla L. n. 442, del 5 agosto 1981.

Franca sposa l'uomo che ama

Un anno dopo la conclusione del processo, il 4 dicembre del 1968, Franca Viola sposa il ragazzo che ama, Giuseppe Ruisi. I futuri sposi comunicano che la cerimonia verrà celebrata alle 10. A quell’ora in chiesa si presentano migliaia di curiosi, fotografi, giornalisti, ma non trovano nessuno, perché Franca e Giuseppe si sono sposati alle 7 del mattino alla sola presenza dei familiari e degli amici più stretti. Gli sposi ricevono gli auguri di personaggi illustri, tra i quali il presidente della Repubblica Saragat e il papa Paolo VI.

Sulla sua storia così esemplare è stato persino girato un film, La moglie più bella, interpretato da una giovane Ornella Muti. Il 13 aprile del 1978, Filippo Melodia esce dalla sua casa, a Modena, dopo essere stato avvisato che un maresciallo di pubblica sicurezza vuole parlare con lui.

Varcata la soglia, viene colpito da un pallettone sparato da un fucile a canne mozze. L'uomo ha trentotto anni quando si accascia per sempre. Oggi Franca, che ha 76 anni, vive ancora ad Alcamo, vicina al marito, ai tre figli e ai nipoti.

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