"Ho gli incubi": così Madè ha fatto incastrare il fratello Benno Neumair

Madè Neumair è stata uno dei protagonisti del processo di primo grado per l'omicidio di Bolzano, in cui è stato condannato all'ergastolo il fratello Benno

"Ho gli incubi": così Madè ha fatto incastrare il fratello Benno Neumair

A partire da gennaio 2021 Madè Neumair è stata raccontata molte volte dalla cronaca. Una delle descrizioni più interessanti viene fatta all’interno del volume Il male dentro di Matteo Macuglia ed è relativa al funerale dei genitori della donna, avvenuto il 18 giugno 2021: “Mentre sale verso il piccolo podio con il microfono, il silenzio se possibile si fa ancora più pesante. Inizia a parlare. La sua voce trasmette il dolore e allo stesso tempo la risolutezza di chi sa che non potrà mollare, mai”.

Dolore e risolutezza. Due concetti che sembrano quasi contrastare, ma che convivono invece nella compostezza riservata di una donna che ha “perso tutto”, come aveva temuto in tempi non sospetti. Madè Neumair ha perso la sua famiglia, ma non la forza di chiedere giustizia per l’omicidio del padre e della madre.

Chi è Madè Neumair

Classe 1994, è la secondogenita di Peter Neumair e Laura Perselli. Il suo nome è comune per le secondogenite in Indonesia: i genitori, appassionati di cultura e spiritualità orientale hanno omaggiato così una delle terre da loro amate. Vive a Monaco di Baviera, dove lavora in un ospedale, nel reparto di ortopedia e traumatologia.

La figura di Madè Neumair è stata fondamentale nelle indagini e nel processo di primo grado - in cui l’imputato era il fratello Benno Neumair - per quello che le cronache hanno chiamato 'l’omicidio di Bolzano', il duplice assassinio ai danni dei genitori. È stata infatti lei a dubitare per la prima volta del fratello, a metterlo alla prova per testare la veridicità delle sue parole: chiese infatti a una vicina di constatare se qualcuno fosse in casa, dato che Benno aveva affermato di essere fuori, scoprendo in tempo reale che il fratello, invece, era proprio lì. E durante il processo non ha avuto cedimenti: lo sguardo fisso alla corte, ha demolito una per una tutte le affermazioni di Benno, che aveva lamentato presunte mancanze da parte dei genitori.

Il duplice omicidio

Il 4 gennaio 2021 Peter Neumair e Laura Perselli, insegnanti, ormai in pensione, rispettivamente di 63 e 68 anni, scomparvero dalla loro casa a Bolzano. La prima ad allarmarsi fu proprio Madè Neumair: abituata a sentire spesso la madre, con telefonate e messaggi WhatsApp, anche solo per augurare buongiorno e buonanotte, percepì in maniera funesta il silenzio nelle comunicazioni con la madre.

A casa mia - raccontò Madè Neumair - avevo ospite un’amica, quella sera. Abbiamo fatto una fotografia e l’ho mandata a mamma. Lei non l’ha visualizzata e mi sembrava strano ma ho pensato: sarà crollata dalla stanchezza. Il mattino dopo però c’era ancora una sola spunta di Whatsapp. Allora ho scritto a papà: tutto bene? Quando ho visto che anche lui non rispondeva ho cominciato a chiamare tutti. Ho chiamato anche Benno, mi ha detto che era fuori col cane a camminare... Sa quando si conosce bene una persona e si capisce che sta mentendo?”.

Il giorno dopo la scomparsa fu denunciata da Benno Neumair, che si costituì il 28 gennaio successivo. Sebbene le primissime indagini ipotizzarono un incidente in montagna - poiché le vittime erano appassionate di escursionismo - il giovane fu fermato dalle forze dell’ordine nei giorni precedenti alla confessione, e nella sua auto fu rinvenuta dell’acqua ossigenata ad alti volumi, che può essere utilizzata per pulire il sangue. Ma i dubbi di Madè c’erano stati fin dall’inizio: “Non potevo immaginare altro che i genitori fossero vittime di un reato - ha affermato durante un'udienza del processo - Benno viveva con loro. Non riuscivo a pensare a nessun altro”.

I corpi di Laura Perselli e Peter Neumair sono stati restituiti dal fiume Adige rispettivamente il 5 febbraio e il 27 aprile 2021. Ma qualche giorno prima del ritrovamento del corpo del padre, il 10 aprile, Benno Neumair fu rinviato a giudizio. “Penso che non parlerò più con mio fratello”, aveva chiosato la sorella pochi giorni dopo l'imputazione.

L’iter giudiziario

Benno Neumair al processo

Il processo di primo grado per omicidio è iniziato il 4 marzo 2022 per concludersi il 19 dicembre dello stesso anno. Benno Neumair, riconosciuto seminfermo di mente al momento dell’omicidio del padre, è stato riconosciuto capace di intendere e di volere al momento di uccidere la madre, e condannato all’ergastolo. Alla vigilia della sentenza Madè Neumair aveva spiegato: “Non penso a lui, anche se a volte lo sogno. Sono incubi. Sogno che vuole uccidere anche me oppure lo vedo che uccide loro”. Naturalmente, "lui" è il fratello Benno, "loro" sono i genitori Peter e Laura.

Chiare le motivazioni della sentenza pronunciata dai giudici della Corte d’assise di Bolzano, Carlo Busato e Ivan Perathoner: “La Corte ha ricostruito sulla base dell’ampio materiale probatorio raccolto, i fatti del giorno dell’omicidio e di quelli successivi, analizzando tutte le testimonianze ed i risultati delle indagini scientifiche di ogni tipo. Questo esame ha portato ad affermare oltre ogni ragionevole dubbio la commissione dei reati contestati da parte dell’imputato. […] Il disturbo di personalità dal quale è risultato affetto l’imputato non ha inciso sulla capacità di intendere e di volere al momento della commissione dei reati. […] La Corte ha poi ritenuto sussistente l’aggravante della premeditazione in ragione delle modalità di commissione che si sono sostanziate in un vero e proprio agguato. […] L’avvenuta confessione da parte dell’imputato è intervenuta in un momento in cui il materiale probatorio raccolto era assolutamente sufficiente ad affermare la colpevolezza dell’imputato”.

Quando il giudice Busato ha iniziato a leggere il dispositivo - ha raccontato Madè Neumair all’Alto Adige - il mio campo visivo s’è ristretto su di lui. Vedevo solo lui e attorno a me non c’era nessun altro. Però ribadisco che la verità ha vinto. Non ci sono vincitori, nessuno mi ridarà i genitori, ma mi ritengo fortunata ad aver ottenuto una verità processuale”.

Il 3 aprile 2023 è stata depositata, da parte del collegio difensivo di Benno Neumair, la richiesta di ricorso in

appello alla sentenza. È possibile che il processo di secondo grado punterà ancora sulla capacità di intendere e di volere del condannato. E che la sorella Madè torni a testimoniare, a difendere la memoria dei genitori.

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