È arrivato alle 22.10 nel suo appartamento di Senago accompagnato da due carabinieri. Siamo alle porte di giugno, ma lui indossava una giacca di montone con il cappuccio in testa e sotto un cappellino. Lo stesso che indossava ieri, quando è rientrato a casa schivando i giornalisti e le telecamere: il berretto bianco messo all’indietro, i pantaloncini neri della tuta, le scarpe da ginnastica. Le buste della spesa sotto il braccio sinistro.
Alessandro Impagnatiello, 30 anni, è oggi indagato per omicidio volontario aggravato, occultamento di cadavere e aborto non consensuale. Ha confessato l'omicidio di Giulia Tramontano, la sua compagna di 29 anni, incinta al settimo mese. "L'ho accoltellata, ho provato a bruciare il corpo", ha detto agli investigatori. Il trentenne, che faceva il barman all'Armani Hotel e al Four Season, aveva un figlio piccolo, avuto da una precedente relazione. Poche ore prima della scomparsa, Giulia Tramontano ha riferito ai genitori - che abitano a Sant’Antimo, in provincia di Napoli - di un litigio avuto col compagno per via di una relazione parallela con una ragazza statunitense collega di Impagnatiello, che avrebbe interrotto la gravidanza dopo essere rimasta incinta di lui nei mesi scorsi. Le due donne - che da alcuni mesi sospettavano l’una dell’altra - si sarebbero viste poche ore prima della scomparsa della 29enne per un incontro chiarificatore.
I vicini parlavano di lui come di un ragazzo “normalissimo”. Stesse parole di circostanza per la manager di cui non si hanno notizie da sabato sera.
Una telecamera l’ha inquadrata dopo cena nei pressi di casa, poi più nulla. Ieri la svolta: l'uomo ha indicato il luogo in cui l'aveva nascosta: una intercapedine in un box non distante dalla casa in cui vivevano in via Novella, a Senago, nel milanese.
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