"Aggredita, chi aveva il cordino...". Un anno di misteri su Liliana Resinovich

Il 14 dicembre 2021 scompariva Liliana Resinovich: è ancora giallo sulla sua morte. Gli inquirenti hanno indagato su suicidio o sequestro di persona

"Aggredita, chi aveva il cordino...". Un anno di misteri su Liliana Resinovich

I ricordi di Liliana Resinovich sono fissati in un milione di foto. In un anno se ne sono viste tantissime in tv e sui giornali: lei in bicicletta, lei in costume tirolese, lei in accappatoio alle terme, lei con il marito e gli amici, lei con quello che oggi dice di essere stato il suo amante. Di Lilly si sa che era una donna con tanti interessi, che amava le piante e viaggiare. Ma era molto riservata, se aveva dei segreti se li è portati nella tomba. Ma il segreto più importante da scoprire in questo momento è: come, quando e perché è morta?

“Secondo me, lei ha subito una violenta aggressione verbale - spiega l’amico e vicino di casa Fulvio Covalero, da sempre molto attivo e speranzoso che si giunga alla verità sul caso - Poi, in base a quello che è emerso dall’autopsia, ha subito anche un’aggressione fisica. Non può essersi picchiata da sola per poi suicidarsi. Credo non si dovrebbe neppure più parlare di suicidio. Ma non è stato neppure un omicidio, a mio parere è stato un incidente: chi l’ha vista stramazzare al suolo non avrebbe potuto chiamare i soccorsi per via degli evidenti segni in faccia. In seguito potrebbe essere stata portata via. L’aggressione probabilmente è avvenuta su viale Al Cacciatore, dove quella mattina qualcuno ha sentito un uomo e una donna litigare. Non significa necessariamente che stessero litigando tra loro, ma può essere che litigassero con una terza persona”.

La scomparsa e il ritrovamento

Il 14 dicembre 2021 a Trieste era un giorno come tanti. Negozi aperti, mascherine su e green pass a portata di mano, mezzi pubblici all’opera, vaccinazioni aperte e postazioni per eseguire i tamponi. In questo Trieste non era diversa da un altro qualsiasi luogo in Italia. La mattina di quel giorno però, dopo aver salutato il marito Sebastiano Visintin, Liliana uscì di casa e scomparve.

Ci sono due testimonianze del suo passaggio per le strade cittadine: una telecamera di sorveglianza su un autobus l’ha inquadrata, vestita esattamente nello stesso modo in cui poi è stato trovato il corpo, e poi è stata vista da una commerciante. Anche Sebastiano è stato inquadrato da più telecamere nei suoi giri di lavoro - affilava coltelli per alcune piccole aziende - e quindi ha un alibi per il giorno della scomparsa. Ciononostante c’è chi dubita dell’uomo. “Basta sentire quello che dicono le televisioni per capire perché si punti il dito contro Sebastiano, pur non essendo mai indagato dalla procura - chiosa Covalero - invece dall’opinione pubblica altroché. L’opinione pubblica sta venendo da sempre influenzata in tal senso”.

Il ritrovamento del corpo di Liliana Resinovich

La sera stessa Sebastiano denunciò la scomparsa alle forze dell’ordine triestine, ma da lì si aprì una babele. I famigliari di Liliana sono stati molto critici verso Sebastiano, ma soprattutto tra loro si è fatto strada Claudio Sterpin, che afferma di essere l’amante della donna e di aver progettato di andare a vivere, da lì a qualche giorno dalla scomparsa, con lei. Sterpin ha raccontato in alcune trasmissioni tv di aver preso parte alle ricerche con Covalero.

“Io ho comunicato su Facebook che qualche giorno prima di Natale avevo intenzione di andare a cercare Liliana nella zona della vecchia chiesetta abbandonata, nei pressi dell’ex ospedale psichiatrico - illustra Covalero - Dopo esserci andato, ho scritto di non aver trovato nulla. Il giorno di Natale mi ha chiamato Sterpin chiedendomi se avessi sentito di Lilly: era più di una settimana che la cercavamo. Gli ho risposto di voler percorrere la strada romana verso Bassovizza, perché se le telecamere non hanno visto il passaggio di Liliana in discesa non può essere che salita. Gli ho detto di voler fare quel percorso ma di non poterlo fare: si è proposto di accompagnarmi lui. Il pomeriggio successivo, mi ha chiamato la squadra mobile per rendere una dichiarazione. Credo che Claudio fosse intercettato”.

Dopo circa tre settimane di ricerche da parte di forze dell’ordine, protezione civile e volontari, il corpo di Lilly fu trovato. Era in un boschetto situato nei pressi dell’ex ospedale psichiatrico, avvolto in due sacchi neri dell’immondizia. Anche la testa era avvolta in due sacchetti di plastica per la spesa, tenuti con un cordino, dello stesso tipo ritrovato successivamente in casa di Lilly e Sebastiano.

Sequestro di persona e suicidio

Dopo il ritrovamento del corpo di Lilly, la procura di Trieste ha aperto due fascicoli: uno per sequestro di persona e l’altro per suicidio. Nel primo si ipotizza che qualcuno abbia rapito la donna per le tre settimane tra la scomparsa e il ritrovamento del corpo, nel secondo che Lilly si possa essere tolta la vita da sé. Nessuno è stato mai indagato e soprattutto gli inquirenti pare non abbiano mai vagliato l’ipotesi di omicidio. Gli scenari per loro sono questi: o Lilly si è suicidata, oppure è morta per cause naturali a seguito di un sequestro.

Cosa dicono l’autopsia e le relazioni degli inquirenti

Ricostruzione volto Liliana Resinovich
Screen ricostruzione "Chi l'ha visto?"

Secondo gli inquirenti, Liliana Resinovich è morta per cause naturali. La data di morte stimata risale a pochissimo prima del ritrovamento, ma nel suo stomaco c’erano resti di cibo compatibili con quanto aveva consumato il 14 dicembre. Inoltre la ricrescita pilifera sul suo corpo era minima: il 13 dicembre Lilly si era depilata per recarsi in sauna.

Sulle buste e sul cordino sono state ritrovate tracce di Dna maschile, ma si trattava in realtà di una contaminazione. A ogni buon conto l’esame effettuato su Sebastiano, Claudio e un vicino di casa, hanno dato esito negativo.

Il cordino è compatibile con un rotolo di spago trovato successivamente a casa di Lilly. A dicembre 2022, la procura ha voluto risentire Sebastiano su questo argomento: si suppone che si voglia chiudere l’inchiesta. “Ho una teoria mia, che però non posso comprovare - spiega Covalero - A Sebastiano la procura ha chiesto del cordino. Secondo me quel rotolo di spago è fondamentale. Sebastiano pare abbia trovato lo spago e l’abbia segnalato agli inquirenti: questo fa supporre che lo spago sia stato messo da chi in quel momento aveva le chiavi di Liliana, che non sono mai state trovate”.

Sul volto di Lilly sono state trovate tracce di sangue. Il marito dice di aver chiesto spiegazioni ma di aver ricevuto come riposta che si trattasse solo di un rigurgito.

Tutto quello che non torna

Ci sono diverse cose che non tornano. Per esempio: se Liliana è morta i primi di gennaio, dove è stata per oltre due settimane? “Una persona morta può conservarsi bene a una temperatura compresa tra 0 e 2 gradi. Basti pensare al fatto che hanno trovato Saman Abbas integra dopo circa un anno e mezzo”, commenta Covalero.

C’è poi il nodo delle chiavi di casa che non sono mai state ritrovate. Nella borsa nera che Liliana aveva con sé, c’erano solo una mascherina, le chiavi di riserva e una bottiglietta d’acqua, poi ritrovata insieme al corpo. Nessuna traccia delle chiavi principali, contenute da un portachiavi a forma di L.

A quanto pare poi, il giorno della scomparsa ci sarebbe stata una lite per strada a Trieste. Sono state allertate anche le forze dell’ordine, ma non c’era più nessuno quando sono arrivate.

Al momento non si è fatto avanti nessun testimone per affermare che questa eventualità non abbia a che fare con il caso: è possibile tuttavia che ci sia stata qualche segnalazione, perché “pochi giorni dopo la protezione civile”, stando a quanto racconta Covalero, “ha battuto la zona alla ricerca di Liliana”.

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