Mostro di Firenze, il Dna sconosciuto sul proiettile riapre il caso. "Forse è la firma del killer"

Si infittisce il mistero sugli omicidi commessi più di 50 anni fa. Scoperti reperti aprono a nuove piste

Mostro di Firenze, il Dna sconosciuto sul proiettile riapre il caso. "Forse è la firma del killer"
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Sono trascorsi più di 50 anni dagli omicidi commessi dal Mostro di Firenze, eppure il caso è ancora ben lontano dall'essere chiuso. Tante le domande, così come i dubbi. Il mistero potrebbe addirittura infittirsi dopo l'ultima novità comunicata agli organi di stampa. A quanto pare, infatti, il Dna di uno sconosciuto rinvenuto su un proiettile potrebbe sconvolgere nuovamente tutto.

Il caso si riapre

Si delinea un nuovo scenario per il caso del Mostro di Firenze. Durante l'esame dei proiettili impiegati nell'omicidio di Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili, la coppia di giovani francesi uccisi nella campagna di San Casciano, è stato trovato un Dna sconosciuto. Una traccia che potrebbe rivelarsi quel punto di svolta a lungo atteso. Ciò che ha destato l'attenzione degli inquirenti è il fatto che il Dna rivenuto è stato trovato sui proiettili di altri due delitti.

"Il secondo Dna sul reperto V3 non solo non è compatibile con quello delle vittime e del secondo perito balistico che aveva maneggiato il reperto, ma neanche con quello di alcuni indagati, o delle tracce di Dna di altri sconosciuti isolate da Ricci sui pantaloni di Jean Michel e sulla tenda", ha spiegato a Repubblica Lorenzo Iovino, ematologo. La sequenza è stata isolata in modo integrale, e la speranza è che possa trattarsi della "firma" del Mostro, magari rimasta impressa sul proiettile al momento di ricaricare l'arma.

Questa traccia di Dna mette nuovamente tutto in discussione, tanto che l'inchiesta è stata riaperta. A distanza di oltre 50 anni, insomma, si torna a riparlare di un caso di cui si ancora si attendono risposte.

"Siano fatte tutte le comparazioni possibili"

Non si è fatto attendere l'intervento dell'avvocato Vieri Adriani, legale che assiste i familiari di alcune vittime. Il legale ha chiesto che vengano fatte tutte le comparazioni genetiche possibile, sfruttando i reperti a disposizione. "Se i parenti ci daranno l'autorizzazione chiederemo alla procura la riesumazione del corpo di Stefania Pettini. Sappiamo dalla consulenza del medico legale che potrebbe aver lottato con l'assassino, non è impossibile pensare che dei campioni biologici siano rimasti per esempio sotto le unghie", ha dichiarato.

Se sotto le unghie della povera ragazza uccisa il 14 settembre

1974 ci fosse davvero del materiale genetico, e questo venisse comparato con quello trovato sul proiettile, si potrebbe forse ottenere quella risposta che famiglie e cittadini attendono da più di 50 anni.

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