La diffidenza mostrata nei confronti di Alessandro Impagnatiello potrebbe averle salvato la vita: l'amante dell'assassino di Giulia Tramontano ha spiegato agli inquirenti che cosa è accaduto nelle ore successive al brutale omicidio. La giovane, una ragazza italo inglese di 23 anni, lavorava nello stesso locale dell'omicida, ovvero l'Armani Bamboo Bar di Milano: con lei Impagnatiello aveva una relazione da circa un anno. Né la 23enne né Giulia Tramontano, tuttavia, erano a conoscenza della doppia vita dell'uomo, almeno fino al momento in cui tutto non è venuto a galla, e le due ragazze hanno deciso di incontrarsi.
La scoperta
La giovane ha scoperto della doppia vita di Impagnatiello dopo aver visto delle foto sul suo cellulare, scatti che lo ritraevano insieme a Giulia, a Ibiza. "Lei era chiaramente in stato interessante", ha riferito la 23enne agli inquirenti. "Lui si è accorto che stavo guardando le foto e mi strappò il telefono di mano e abbiamo avuto una mezza discussione che io ho interrotto per via di altre persone presenti".
Il 30enne, però, aveva una spiegazione per tutto. In quel caso raccontò che il bambino in arrivo non era il suo. "Io gli avevo creduto. Lui mi disse che il motivo del viaggio insieme a Giulia era stato fatto perché lei era giù di morale".
L'incontro con Giulia
"Il nostro incontro è stato veramente cordiale", ha raccontato ai carabinieri del nucleo investigativo di Milano l'amante di Impagnatiello durante la deposizione dello scorso 31 marzo, "tant'è che appena ci siamo viste ci siamo abbracciate per solidarietà femminile". Nel confronto cordiale tra le due, avvenuto il sabato poco prima dell'omicidio, Giulia aveva anticipato alla 23enne le sue intenzioni. "Mi ha detto che Alessandro non avrebbe mai visto il figlio e che a lei interessava solo il bimbo e la sua salute", ha proseguito la ragazza italo-inglese.
"Non sapeva ancora se si sarebbe recata a Napoli dai suoi genitori, ma sicuramente non voleva più vedere Alessandro". Non prima di dire addio al 30enne. "Sarebbe comunque tornata a Senago, dopo il nostro incontro, per parlare con Alessandro e per lasciarlo", ha spiegato ancora la giovane, mostrando piena solidarietà a Giulia e proponendosi di aiutarla in qualunque modo: "Io le ho anche proposto, se ne avesse avuto bisogno, di venire da me a casa a dormire. Lei disse di non preoccuparmi ringraziandomi".
Le ore dopo l'omicidio
Dopo avere ucciso la compagna, Impagnatiello ha iniziato subito ad assillare l'amante. "Alessandro ha iniziato a chiedermi di vederci", ha raccontato agli inquirenti la ragazza. "Le sue richieste erano talmente pressanti che mi ha accompagnato un collega a casa poiché anche loro erano preoccupati".
Una situazione completamente fuori controllo, specie nel momento in cui il 30enne si è presentato dinanzi alla porta di casa dell'amante. "Lui insisteva perché lo facessi entrare a casa, ma io non ho voluto perché avevo paura", ha rivelato la 23enne. E forse proprio grazie a questa sua diffidenza nei confronti dell'omicida la giovane si è potuta salvare.
Il timore era dettato "soprattutto dal fatto che non sapevo che fine avesse fatto Giulia e di cosa fosse capace lui", ha specificato ancora la collega di Impagnatiello. "Tenga presente che quando io ero ancora a lavoro e cercavo di capire dove fosse Giulia e perché non mi rispondeva ho fatto una videochiamata ad Alessandro".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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