Caro Diego,
la percezione che ci sia un aumento esponenziale degli incidenti del tipo che tu segnali, in effetti, è diffusa, dal momento che proprio in questi giorni le cronache ci hanno narrato di adulti e bambini che hanno perso la vita mediante annegamento. Disattenzione, sottovalutazione dei rischi, mancanza di precauzioni, inesperienza, ignoranza, sono tante le cause che concorrono a dare luogo ad eventi tanto lugubri e drammatici. Segnalo che a perire sono sovente persone che tentano di salvare la pelle ad altre che si trovano in difficoltà in acqua. È morta così, ad esempio, la nonna di 57 anni che, a Vieste, si è lanciata in mare per mettere in salvo la nipotina di tre anni. Ed è probabile che siano più o meno queste le dinamiche che hanno portato alla morte di madre e figlio di origini ucraine annegati nel lago di Garda lo scorso martedì. I loro corpi sono stati trovati a 18 metri di profondità. Forse la madre ha cercato di salvare il figlio o viceversa. Lo sapremo mai? Probabilmente no.
La verità è che mari, laghi, torrenti, fiumi, piscine, pozzi, canali di ogni tipo costituiscono trappole potenzialmente mortali. Lo dicono i dati. Secondo quelli raccolti e diffusi dall'Organizzazione Mondiale della Sanità sono 320mila gli annegamenti che si registrano ogni anno e oltre la metà delle vittime ha meno di 25 anni.
In Italia le vittime annuali sono tra 300 e 350, una media di quasi una al giorno. Numeri che fanno impressione. Siamo un Paese circondato dal mare, quindi un popolo che con l'acqua dovrebbe avere sviluppato una certa familiarità, conoscendone i pericoli, eppure oltre la metà degli italiani pare che non sia nemmeno in grado di stare a galla in acque profonde. Cosa che non ci impedisce di avventurarci in acqua adottando comportamenti incauti.
Ad essere più esposti al rischio di annegamento sono i bambini, per i quali è anche più difficile chiedere aiuto. Ecco perché è fondamentale porre in sicurezza le piscine pubbliche e private, sorvegliare continuamente i fanciulli, soprattutto quando si aggirano intorno alle vasche, spiegare loro i pericoli, educarli. Ma l'educazione serve anche a noi, innanzitutto a noi adulti.
I nostri genitori ci hanno sempre ripetuto che è pernicioso fare il bagno subito dopo avere consumato il pasto. E a tale regola ci siamo fermati, convinti di avere appreso tutto il necessario. Tuttavia questo non basta. Esistono altre norme comportamentali salvavita, forse ancora più importanti. La principale forse è che non si dovrebbe mai entrare in acqua da soli.
Per quanto riguarda i bambini, il fatto che siano muniti di salvagente e braccioli così come la presenza dei bagnini in piscina come in spiaggia non sono garanzie sufficienti le quali possano consentirci un attimo di distrazione. L'attenzione deve essere focalizzata costantemente sul pargoletto.
I laghi sono particolarmente rischiosi, persino mantenendosi in acque basse, come i fiumi del resto. Nella stragrande maggioranza dei casi essi non sono balneabili, eppure ce ne freghiamo dei divieti e qualche volta tale scelta ci costa la pelle.
Se vogliamo ridurre il numero delle vittime, serve che diveniamo consapevoli che fare il bagno non è un gioco e che l'acqua, proprio come
il fuoco, può uccidere. Immergersi è divertente e piacevole soltanto quando abbiamo provveduto alla sicurezza nostra e altrui, evitando così di trasformare una giornata in spiaggia o al lago in una vera e propria tragedia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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