Un dolore enorme per la famiglia di Giandavide De Pau, costretta a fare i conti con una verità atroce: il loro familiare è sospettato dei tre omicidi che hanno terrorizzato Roma.
Raggiunta da Repubblica, la sorella del 51enne, ora detenuto dietro le sbarre della casa circondariale di Regina Coeli, concende una breve intervista. La donna racconta che la famiglia è ora distrutta dalla sofferenza, ma ammette: "Mio fratello ha un grave problema con la cocaina. Ci sono persone che la usano e alle quali non succede nulla, lui come fa un tiro va fuori di testa. Non avrebbe dovuto toccarla. Sono anni che sta in cura, ma non c'è niente da fare".
Un'analisi lucida della realtà, quella di Francesca De Pau, la sorella di Giandavide, l'uomo considerato il serial killer di Prati. È stata proprio Francesca ad avvertire i carabinieri, preoccupata da una telefonata del fratello.
Il 51enne, con precedenti penali per reati inerenti agli stupefacenti, alle armi e contro la persona, è stato l'autista e il guardaspalle del boss Michele Senese. Nel suo passato anche un'accusa per violenza sessuale e due ricoveri presso strutture psichiatriche. Adesso si trova in carcere con l'accusa omicidio plurimo aggravato, e ha già cominciato a raccontare la sua storia agli inquirenti.
Scossa e sconvolta, Francesca De Pau risponde alle domande del giornalista di Repubblica restando ferma sulla soglia di casa, un appartamento popolare della periferia di Roma. La scelta di contattare le autorità per denunciare il fratello è stata motivata dal suo senso del dovere. "Ho fatto quello che dovevo fare, non ne voglio parlare, siamo distrutti", confessa. "Penso a mia madre, a quelle povere ragazze e alle loro famiglie", aggiunge.
Nei primi colloqui con gli inquirenti, Giandavide De Pau ha mostrato di avere dei veri e propri vuoti di memoria. La sorella non ne è sorpresa. Gli effetti della droga, sul fratello, sono devastanti. "Era fuori di sé, sono anni che gli sto dietro ma non c'è soluzione", spiega. "Sono sola, con il mio lavoro da baby sitter, devo badare anche a mia madre che ha 70 anni e ha appena avuto un infarto: a settembre ha perso l'ultima sorella che aveva. È devastata da questa tragedia inimmaginabile", aggiunge.
Una migliore assistenza avrebbe forse potuto evitare tutto
questo? Francesca De Pau non ha una riposta. "Dipende anche dalla volontà di ognuno", commenta. "Sapete cosa si prova a dover seguire una persona cara per anni, in carcere? Io si. Sarà durissima".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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