Omicidio Sharon Verzeni, il video che incastra Moussa Sangare in fuga dalla scena del crimine

Il 30enne si trova in carcere con l'accusa di aver ucciso la giovane barista a Terno d'Isola. Prima della confessione, aveva raccontato che Sharon era stata aggredita da un amico

Omicidio Sharon Verzeni, il video che incastra Moussa Sangare in fuga dalla scena del crimine
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C'è un video che incastra Moussa Sangare, l'assassino di Sharon Verzeni. Si tratta di un filmato recuperato da una delle telecamere di via Castegnate a Terno d'Isola dove, la notte tra il 30 luglio e il primo agosto, si è consumato l'efferato delitto. Il 30enne, che ora si trova recluso nel carcere San Vittore con l'accusa di omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi, inizialmente aveva raccontato ai carabinieri che la giovane barista era stata aggredita da "un amico" con cui precedentemente aveva ingaggiato una discussione animata. Una circostanza poi rivelatasi "palesemente falsa", si legge nell'ordinanza con il cui il gip Raffaella Mascarino ha convalidato il fermo e disposto la misura cautelare per l'indagato.

Il video che incastra Sangare

Il filmato "incriminato" è stato decisivo per ricostruire gli spostamenti di Sangare e accertare la sua presenza sulla scena del crimine. Sono l'1.26 della notte del 30 luglio. Le immagini delle telecamere di sicurezza di Terno d'Isola inquadrano il 30enne mentre, in sella alla sua bicicletta, fugge contromano dopo aver accoltellato Sharon. Nel video, della durata di 19 secondi, si distingue chiaramente la sagoma dell'indagato che da via Castegnate arriva alla rotonda di piazza XXV Aprile. Giunto all'incrocio, si ferma e osserva un'auto di passaggio, poi si dilegua pedalando velocemente.

Le bugie prima della confessione

Alla fine, messo alle strette, Sangare ha confessato l'omicidio. Tuttavia, prima della confessione, aveva fornito agli investigatori un'altra versione. Dopo essere stato identificato come l’"uomo in bici" e portato in caserma, il 30enne era arrivato "addirittura negare di essersi recato, negli ultimi mesi, a Terno d'Isola", si regge nell'ordinanza del gip. Successiva, messo confronto con il "tenore inequivoco" delle immagini che riprendevano la sua fuga, il giovane aveva poi cambiato versione, ammettendo di essere stato sul luogo del delitto ma indicando come autore dell'omicidio "un altro fantomatico soggetto, di cui forniva una descrizione sommaria e incoerente".

Nella fattispecie, aveva detto che Sharon sarebbe stata in compagnia di "un amico", con cui avrebbe discusso e che quindi l'avrebbe accoltellata, minacciando poi anche lui che aveva assistito alla discussione. Il racconto è stato smentito dai riscontri investigativi e dalle informazioni fornite da due testimoni, che sono stati decisivi per identificare Sangare.

Infine, nei giorni successivi al delitto, il giovane si è disfatto degli abiti sporchi e di altri monili, mentre ha conservato l'arma del delitto per "per "ricordare quanto era stato in grado di compiere ". Un sorta di macabro "trofeo".

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