Violentata da uno straniero per 5 giorni in un palazzo abbandonato. L'orrore a Mestre

Gli abusi si sarebbero consumati all'interno di un edificio abbandonato. Fermato un trentenne di nazionalità tunisina. Al vaglio degli investigatori l'ipotesi di uno stupro di gruppo

Violentata da uno straniero per 5 giorni in un palazzo abbandonato. L'orrore a Mestre
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Sarebbe stata sequestrata e violentata da uno straniero, all'interno di una palazzina abbandonata in pieno centro a Mestre, per cinque giorni consecutivi. Vittima dell'orrore è una donna veneziana di 32 anni che è stata soccorsa in strada dagli operatori del Suem 118 e trasportata in ambulanza all'ospedale dell'Angelo. I carabinieri hanno individuato il presunto aggressore, un uomo di nazionalità tunisina sulla trentina, la cui posizione è ora al vaglio della Procura di Venezia.

La ricostruzione

Tutto è cominciato la sera dell'11 aprile quando, come riporta Il Gazzettino, la donna è stata avvicinata dallo straniero e condotta, contro la sua volontà, all'interno dell'ex edificio Telecom di via Carducci. A quel punto il 30enne l'avrebbe immobilizzata, costringendola ad atroci e reiterati abusi sessuali. L'incubo è finito attorno a mezzogiorno di ieri, mercoledì 16 aprile, dopo cinque giorni di torture. Approfittando di un momento di distrazione dell'aggressore, la vittima è riuscita a dileguarsi, rimanendo però nel cortile del palazzo. Completamente svestita e in preda al panico, la 32enne ha implorato aiuto. Le sue grida disperate hanno attirato l'attenzione di alcuni avventori di un bar nelle vicinanze, che hanno allertato subito le forze dell'ordine. Una volta sul posto, i carabinieri hanno arrestato il tunisino.

L'ipotesi dello stupro di gruppo

I medici dell'ospedale dell'Angelo, dov'è stata accompagnata la vittima, avrebbero riscontrato sul corpo della giovane segni compatibili con una violenza sessuale. Non si esclude, scrive ancora il Gazzettino, che la 32enne possa aver subito anche uno stupro di gruppo. Un'ipotesi avvalorata dall'entità delle lesioni evidenziate ma che, al momento, non avrebbe trovato riscontro investigativo. Quando i militari dell'Arma hanno fatto irruzione nell'edificio abbandonato, infatti, hanno trovato solo il tunisino.

Chi è il presunto aggressore

Quanto al presunto aggressore, si tratta di uno straniero irregolare e senza fissa dimora. L'uomo è stato sottoposto a fermo di polizia giudiziaria con l'accusa di violenza sessuale e condotto in carcere. Riguardo al rapporto tra la vittima e il tunisino, non è chiaro se i due si conoscessero. Sembra che la sera dell'11 aprile, quando si è consumato l'orrore, la donna fosse alla ricerca di un posto dove trascorrere la notte.

Il palazzo, ricovero di sbandati

L'edificio dove sarebbe avvenuta la violenza è da anni abbandonato e al centro di numerose operazioni di polizia per i fatti che vi accadono, nonché ricovero di sbandati e tossicodipendenti. Più volte è stato "setacciato" e bonificato dalle forze dell’ordine. Porte e finestre sono state murate da anni ma nonostante ciò che chi riesce ad entrarci. A testimoniarlo anche le numerose rimostranze di residenti, commercianti ed esercenti della zona. Lo stabile è situato nel pieno centro di Mestre, vicino alla biblioteca Vez, il museo M9 e Piazza Ferreto cuore della città . Fallito un progetto che lo avrebbe destinato ad albergo.

Zaia: "Un bollettino criminale quotidiano"

Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. "Questo bollettino criminale è ormai quasi quotidiano, ma esorto tutta la comunità civile a non assuefarsi a tali notizie - si legge in una nota - e a fare sempre più squadra per tentare in tutti i modi di prevenire o impedire un delitto collaborando in ogni modo, anche segnalando situazioni sospette alle Forze dell’Ordine, che in tante occasioni, come in questa, intervengono tempestivamente e riescono ad arrestare il delinquente".

E infine: "A questa donna come a tutte le vittime di questi efferati delitti rivolgo la mia totale solidarietà, con l’augurio di poter guarire il prima possibile dalle ferite fisiche e da quelle morali e psicologiche".

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