
Segue una ragazzina di 11 anni all'uscita della palestra fino all'androne di casa. E la violenta. Ma durante la fuga perde il portafogli con i propri documenti. Arrestato a Mestre uno stupratore seriale, Massimiliano Mulas, 45 anni, originario di Tempio Pausania, Sassari, recidivo. Ieri mattina l'interrogatorio di garanzia nel carcere di Venezia davanti al gip che ha convalidato il fermo. Mulas si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande del magistrato. Già arrestato e condannato in passato sempre per violenza sessuale, secondo le indagini Mulas avrebbe pedinato la vittima per giorni. Fino al pomeriggio del 10 aprile quando, dopo averla seguita nel percorso di ritorno a casa, s'introduce nella palazzina e si avventa su di lei abusandola. L'undicenne è al telefono con un'amica che sente le grida e lancia l'allarme. Nella concitazione Mulas lascia a terra la carta d'identità. Non solo. La descrizione dell'uomo, la direzione presa e altre informazioni portano i carabinieri fino alla sua abitazione. Il riconoscimento fotosegnaletico fatto dalla giovane vittima conferma ogni indizio e, nella stessa serata di giovedì, su disposizione del pm Anna Andreatta, Mulas viene sottoposto a fermo di pg con l'accusa di violenza sessuale aggravata su minore.
Una lunga fedina penale quella di Mulas, una sfilza di precedenti specifici per reati sessuali. Solo in Veneto, nel 2006, l'uomo ha subito una condanna a otto anni di carcere per aver tentato di violentare due studentesse in provincia di Padova. Nel 2014 viene rimesso in libertà. Un fatto grave che lascia sotto choc l'intera cittadina.
Dure le parole del patriarca di Venezia Francesco Moraglia durante l'omelia della domenica delle Palme: «Orrore, ripugnanza, un misto di impotenza e dolore. Come è stato possibile quanto accaduto? - domanda monsignor Moraglia - Se consideriamo i precedenti di chi è accusato di tale nefandezza, sembra non esserci risposta». Per il leader della Lega Matteo Salvini «castrazione chimica per pedofili e stupratori: problema risolto, come fanno altri Paesi europei. È una battaglia di civiltà». Sul caso interviene anche il governatore del Veneto, Luca Zaia.
«Com'è possibile che un individuo con precedenti da far rabbrividire, possa proseguire a macchiarsi di uno dei peggiori crimini concepibili, pedinando, braccando e violentando una ragazzina? Come può reiterare uno dei comportamenti criminali tra i più odiosi, agevolato dall'essere privo di qualsiasi strumento di controllo? Se fino a oggi, dopo i gravi episodi che gli vengono attribuiti, ha riacquistato la libertà di tornare a delinquere, questa nuova azione richiede uno stop definitivo. Chi compie simili crimini deve scontare una pena adeguatamente dura ed essere messo nelle condizioni di non reiterare reati così gravi».
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