"Vi spiego cosa c'è dietro l'arresto della madre di Saman Abbas"

Ebla Ahmed dell’associazione “Senza veli sulla lingua” parla dell’arresto di Nazia Shaheen, latitante dal giorno dopo l’omicidio di Saman Abbas, il 30 aprile 2021

Screen Tg1
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Un punto di svolta culturale e legale: è questo che rappresenta l’arresto in Pakistan di Nazia Shaheen, madre di Saman Abbas e condannata all’ergastolo in primo grado per il suo omicidio. Anche per l’occidente, ma manca qualcosa: "Servono pene esemplari per tutte le persone coinvolte". Ebla Ahmed è presidente dell’associazione “Senza veli sulla lingua”, che contrasta le violenze di genere e il matrimonio forzato.

Ahmed, come si è arrivati all’arresto di Nazia Shaheen?

"È dal 2021 che diplomazia italiana e Interpol stanno lavorando sul caso di Saman Abbas. Sono stati già un successo l’arresto e l’estradizione del padre, poiché non c’è un accordo bilaterale tra Pakistan e Italia. Hanno continuato a lavorare per trovare Nazia, naturalmente. La nostra associazione è stata sempre in prima linea a chiedere che Nazia fosse trovata, dato che molte fonti di informazione avevano ipotizzato che potesse essere morta, uccisa in quanto testimone. Ci siamo sempre battuti per sostenere che Nazia fosse viva e fosse in Pakistan, perché nella comunità lei veniva vista come un’eroina, per via di quello che aveva fatto alla figlia, e quindi protetta dal proprio clan nel suo Paese. L’arresto è un segnale che il Pakistan ha dato non solo ai propri cittadini ma anche a tutta la comunità pakistana nel mondo, e cioè che il matrimonio forzato è un reato che viene perseguito con forza. È la prima volta che una donna viene catturata per questo tipo di reato".

Ebla Ahmed
Ebla Ahmed (Screen Tg1)

È stato detto che il Pakistan non avrebbe arrestato una donna per un presunto delitto d’onore. Cosa potrebbe essere cambiato?

"Io spero che si tratti di emancipazione. Come in Italia, dove fino agli anni ’80 c’era il delitto d’onore mentre oggi non esiste più. E spero che questo cambiamento di emancipazione ci sia anche in altri Paesi. In Pakistan il matrimonio forzato era già un reato ma, velatamente, si praticava comunque. Questo arresto è positivo per l’emancipazione e la collaborazione con le altre nazioni. Si dà un segnale a quelle famiglie che vogliono commettere questo reato: ora ci penseranno due volte".

Cosa potrebbe accadere ora?

"Dopo l’arresto con il mandato di cattura internazionale, Nazia dovrà affrontare un tribunale in Pakistan, con lo stesso iter che ha fatto Shabbar, prima che si possa ottenere l’ok all’estradizione. Quando sarà in Italia - e spero che l’iter sia liscio come quello di Shabbar - su di lei c’è già una condanna".

Qual è la sua percezione rispetto alle condanne del primo grado?

"L’associazione che rappresento stata la prima a denunciare le falle nella rete di protezione della ragazza, che non è stata tutelata. Ci siamo battuti per la “Legge Saman” che oggi è realtà del Decreto Cutro.

Non siamo completamente soddisfatti della sentenza: mentre il padre è stato condannato, lo zio Danish Hasnain ha avuto uno sconto di pena e i due cugini sono stati assolti. C’era necessità di una pena esemplare per mostrare l’effettiva opposizione al matrimonio forzato. È stato chiesto l’appello: speriamo nell’estradizione di Nazia e nella condanna anche per i cugini".

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