Si continua ad indagare perché i dubbi sulla strage di Altavilla non sono stati del tutto chiariti. Chi ha ucciso chi e con quali modalità? Domande a cui non è facile dare una risposta. "Non abbiamo ucciso nessuno, siamo innocenti". Nel carcere Pagliarelli di Palermo Sabrina Fina e Massimo Carandente, la coppia accusata, con Giovanni Barreca e la figlia diciassettenne, della strage di Altavilla Milicia in cui sono stati torturati e uccisi Antonella Salamone e i figli Kevin ed Emanuel, ha avuto un lungo colloquio con il loro nuovo avvocato Marco Rocca del foro di Crotone (i primi legali avevano rimesso il mandato qualche giorno fa). Vogliono parlare, vogliono raccontare la loro verità e dicono di essere innocenti. Anche Barreca e la figlia si scagionano e rilanciano le accuse affermando che a colpire mortalmente i propri familiari sono stati proprio Fina e Carandente. Uno scaricabarile di responsabilità che conferma il loro coinvolgimento.
"Nessun esorcismo"
E allora come sono andati i fatti? Sabrina Fina e Massimo Carandente hanno ripetuto di essere innocenti e di non entrarci nulla con le accuse che gli sono state mosse dai giudici: "non hanno mai parlato di esorcismo", ribadisce l'avvocato. Conoscono le accuse contestate dalla procura di Termini Imerese. Per i magistrati sono gli ispiratori e i registi delle torture e del massacro della famiglia Barreca. Le indagini li pongono sul luogo del delitto da giovedì fino a domenica, le giornate del massacro. Hanno dormito nella villetta degli orrori per giorni, a confermarlo sono state le dichiarazioni rese dalla 17enne che in più passaggi ha raccontato della presenza della coppia a cui preparava il pasto mentre si svolgevano "i riti di purificazione".
L'analisi dei telefoni
I contenuti dei loro telefoni, i tracciamenti gps, i biglietti del treno trovati nelle perquisizioni confermano che nella villetta dell'orrore si erano di fatto trasferiti da circa un mese. Gli inquirenti stanno passando da giorni al setaccio sia gli smartphone che le utenze telefoniche di tutti gli indagati e delle vittime. Quali chiamate sono partite? A chi? Non è da escludere la pista dei social, perché è probabile che lì tra i gruppi di preghiera su Facebook si nasconda la verità. "Mi hanno raccontato la loro versione dei fatti - dice l'avvocato Rocca - dandomi molti spunti per lavorare sulla loro difesa che comunque parte dalla convinzione di essere completamente innocenti, di non aver partecipato ai tre omicidi".
Carandente scriveva ad adepti durante l'omicidio
Al netto delle dichiarazioni difensive, c'è una testimonianza di un adepto della coppia trasmessa a 'Pomeriggio Cinque' che fa luce su un altro aspetto e che getta molte ombre sul ruolo di Carandente. Tra le piste degli inquirenti c’è l’ipotesi di una setta di “fratelli di fede” che, si ipotizza, sapesse quello che accadeva nella villetta della strage."Mi ha chiesto l’amicizia Massimo Carandente verso il 12 o il 13 dicembre, ho detto 'sarà un fratello' e l’ho accettata. Poi abbiamo fatto una videochiamata WhatsApp e ci siamo parlati per una sera intera - racconta il testimone -. Abbiamo parlato un po’ della vita, mi ha raccontato che aveva divorziato e che poi si era trasferito a Palermo, ha conosciuto lei e si sono sposati.
Dei messaggi che avevo, il 3 febbraio, è stato l’ultimo che mi ha mandato, lui era andato a dormire da questi fratelli. Mi ha detto che seguiva una famiglia che aveva bisogno però, non mi è andato a specificare che cosa, sennò gli dicevo altre cose, perché noi non facciamo esorcismo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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