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Strage Cadore, "nessun danno ai freni". La perizia smentisce Angelika Hutter

La famiglia delle vittime invoca pene più severe: "Non è tollerabile che la nostra giustizia oggi interpreti gli omicidi stradali come reati da punire 'così poco'"

Strage Cadore, "nessun danno ai freni". La perizia smentisce Angelika Hutter
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Importanti novità dalle indagini sulla strage di Santo Stefano di Cadore, nel bellunese, del 6 luglio scorso. L'Audi A3 nera guidata da Angelika Hutter quando investì e uccise il piccolo Mattia Antoniello, suo papà Marco di 47 anni e la nonna Maria Grazia Zuin di 64 anni, non aveva alcun guasto: questo quanto emerso dalla perizia stilata dal consulente tecnico, ingegner Andrea Calzavara, incaricato dal sostituto procuratore. Un esito accolto con favore dai familiari delle vittime, che ora chiedono pene più severe.

La perizia sulla strage di Cadore

La perizia firmata dall'ingegner Calzara ha escluso in via assoluta la circostanza che la fatale uscita di strada e invasione del marciapiede dell'Audi guidata dalla Hutter fosse dovuta a un possibile guasto tecnico della vettura. Una versione presentata dalla cittadina tedesca, attualmente detenuta nel carcere della Giudecca. Secondo il consulente tecnico incaricato dal sostituto procuratore Simone Marcon, la causa principale della strage e delle sue proporzioni è evidentemente legata alla velocità tenuta dalla 33enne. Ricordiamo che la Hutter andava quasi al doppio del limite vigente in quel tratto di strada, ossia 50 chilometri orari.

"Un ringraziamento alla Procura ma anche un monito, forte, alla Giustizia affinché le pene siano adeguate", le parole in una nota dei familiari delle tre vittime. Elena Potente e Rocco Antoniello hanno dedicato un pensiero alla Procura di Belluno "per la grande umanità ed attenzione che dall'inizio di questo dramma ad oggi ha sempre prestato", per poi lanciare un appello alle istituzioni: "Anche nei sinistri stradali ci vorrebbero certezza della pena e, soprattutto, pene più severe. Non è tollerabile che la nostra giustizia oggi interpreti gli omicidi stradali come reati da punire 'così poco', lasciando i congiunti delle vittime con quel senso d’ingiustizia che nessun risarcimento assicurativo potrà mai compensare".

"Migliaia di famiglie piangono ogni anno in Italia un proprio caro", riporta ancora Il Gazzettino,"per l'attimo 'sbagliato' di qualcuno, per una disattenzione, per la bravata di un momento, e i veri condannati sono i familiari delle vittime, che ogni giorno vivono con un vuoto incolmabile, e non chi, alla fine, prende il più delle volte una pena sospesa con condizionale". Riccardo Vizzi, Area Manager Veneto di Studio3A-Valore S.p.A.

, ha evidenziato di aver già preso contatti ontatti con la compagnia assicurativa del veicolo per chiudere il prima possibile ogni aspetto risarcitorio: "Il principale obiettivo sarà quello che vengano date loro risposte anche sul piano penale".

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