Per i testimoni dopo aver premuto il grilletto della fiocina e colpito il suo “rivale”, avrebbe estratto il dardo dal petto andandosene al mare. Lui, Molloul Fatah, l’algerino di 27 anni fermato per l’omicidio di Klajdi Bitri, giovane operaio albanese di 23 anni morto trafitto dalla sua fiocina a Sirolo (Ancona), davanti agli inquirenti ha ripetuto di non aver sparato. Anzi. Bitri ha ribadito di aver preso il fucile da sub “solo per difendermi da quei tre”. Come dire che il colpo è partito accidentalmente. Eppure secondo quanto raccolto dagli investigatori Fatah dopo lo sparo mortale ha estratto la fiocina dal petto della vittima e se n’è andato al mare con la fidanzata usando il fucile subacqueo in immersione.
Intanto si sono definiti i contorni di una tragedia assurda con il ventitreenne intervenuto per sedare la rissa scoppiata vicino a una rotonda stradale per il rallentamento di un’auto. Così hanno accertato i carabinieri della compagnia di Osimo secondo cui le auto con a bordo una famiglia, l’Opel Astra con Fatah e la fidanzata e la Mercedes con targa belga dei due fratelli Bitri e un terzo giovane al volante si sono incrociate a una rotonda. L’auto con la famiglia a bordo avrebbe rallentato per cercare una via e Fatah avrebbe suonato infastidito con il marito della donna che prima lo ha mandato a quel paese quindi sarebbe sceso affrontando l’uomo. È a questo punto che Klajdi ha provato a dividere i due seguito dal fratello e dall’altro. Fin qui tutti i testimoni concordano. Poi la tragedia con Fatah che avrebbe preso il fucile.
“L’algerino ha picchiato con calci e pugni mio marito — ha detto la donna della prima auto —. Per difenderlo sono corsi i tre nostri amici e quando se li è visti davanti, ha aperto il portabagagli, ha preso il fucile e ha sparato a Klajdi. In mezzo al petto”. Testimonianza che non lascerebbe dubbi agli inquirenti. In Procura il fascicolo è stato aperto per omicidio volontario aggravato dai futili motivi» come confermato dal procuratore di Ancona, Monica Garulli, che ha disposto l’autopsia sulla vittima.
Klajdi lavorava ai cantieri navali di Ancona come operaio e giocava centrocampista in una squadra di calcio nata per integrare gli stranieri. Intanto, arrestato, l’assassino si è disperato sostenendo di non aver ucciso il giovane. Ora in carcere avrà il tempo di ripensare a quanto accaduto e ricostruire la sua verità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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