We are social si scusa per la chat choc: "Faremo un'indagine interna"

Il fondatore Gabriele Cucinella spiega che la chat fu chiusa nel 2017 ma che ora si farà un'indagine, affidata a un ente terzo, per ricostruire quanto avvenuto. "Condanniamo ogni discriminazione"

"In the Heart of the Multitude", un'opera collettiva contro la violenza sulle donne
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"Condanniamo con forza qualsiasi episodio, discriminatorio e inappropriato. Proprio per questo motivo, a fronte dei nuovi elementi emersi, stiamo definendo ulteriori azioni tra cui un'indagine interna che verrà affidata a un ente terzo". Gabriele Cucinella, uno dei fondatori di We are social decide di parlare all'Ansa dopo due giorni in cui l'agenzia pubblicitaria è al centro della bufera dopo la scoperta della "chat degli 80", risalente al 2017 e oggi chiusa, in cui si scambiavano messaggi umilianti e degradanti sulle colleghe. Tutto nasce da un'intervista su Facebook a un noto pubblicitario, Massimo Guastini, che ha parlato anche dell'esistenza di un foglio Excel con la classifica delle dipendenti più avvenenti. Guastini ha anche accusato di molestie un altro famoso big della pubblicità e qui abbiamo riportato la testimonianza di una ventenne, all'epoca stagista nell'agenzia di Guastini, che avrebbe subito le avances molto spinte del big.

In un'intervista pubblicata stamane sul quotidiano La Stampa, Cucinella ha spiegato che né lui né gli altri fondatori erano a conoscenza della chat, che non erano presenti al suo interno e che nonostante un controllo non sono riusciti a identificare e a risalire ad alcun contenuto. Sempre Cucinella chiede "scusa per quanto avvenuto. Non è questa l'agenzia che abbiamo costruito". Spiega poi che "l'episodio è stato subito condannato" anche se non sono mai stati presi provvedimenti disciplinari. Oggi che sono emerse però le testimonianze delle colleghe, sui social prima e sui siti e sui quotidiani poi, l'azienda ha deciso di affidare a una parte terza l'indagine per approfondire l'accaduto. Sempre nell'intervista Cucinella sottolinea quanto fatto in azienda per la "diversity inclusion": una survey una volta all'anno per i dipendenti, ad aprile. Inoltre spiega che nonostante i tre vertici siano uomini, diverse figure apicali in azienda sono ricoperte da donne.

Da giorni sui social si rincorrono testimonianze di donne e ragazze che sostengono di avere subito molestie nel mondo della pubblicità dove lavorano o lavoravano. Tania Loschi, una pubblicitaria freelance con grande esperienza, dal suo account Instragram Taniume ha lanciato un appello a tutte coloro che lo desiderano a raccontare in modo protetto le loro storie. "Ho subito molestie in un'agenzia in cui ho lavorato - spiega sui social Tania -, molestie ripetute su base giornaliera e che, con me, subivano altre persone.

Non sono io a dire che c'è un problema nel mondo della pubblicità ma le tante, troppe testimonianze di persone, la maggior parte donne, che hanno subito molestie verbali, psicologiche e fisiche dentro le agenzie". Per questo ha creato un link per raccogliere denunce e testimonianze in modo anonimo.

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