A cinquant'anni dal disastro del Vajont, avvenuto il 9 ottobre del 1963, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricordato una tragedia che "suscita sempre una profonda emozione" e che "segnò le popolazioni con inconsolabili lutti e dure sofferenze".
Nel disastro del Vajont morirono quasi duemila persone. Il territorio - ha ricordato Napolitano - rimase "stravolto nel suo assetto naturale e sociale". Ma gli eventi del 9 ottobre non furono "una tragica, inevitabile fatalità", piuttosto la "drammatica conseguenza di precise colpe umane, che vanno denunciate e di cui non possono sottacersi le responsabilità".
Nel messaggio inviato in occasione della ricorrenza, il Presidente della Repubblica ha spiegato che proprio per ricordare le responsabilità "il Parlamento italiano ha scelto la data del 9 ottobre quale 'Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall’incuria dell’uomo'".
Napolitano ha reso omaggio "alla memoria di quanti hanno perso la vita, alla tenacia di coloro che ne hanno mantenuto fermo il ricordo e che si sono impegnati nella ricostruzione delle comunità così terribilmente ferite".
Il presidente del Senato Pietro Grasso ha visitato in mattinata il cimitero delle vittime, prima della cerimonia pubblica a Longarone. Accanto a lui anche Luca Zaia, presidente della Regione Veneto.
Alla stampa, la seconda carica dello Stato ha ricordato che "questo disastro si sarebbe evitato se una maggiore considerazione della vita umana avesse prevalso su interessi economici e strategici".
style="line-height: 1.538em;">Ai cittadini, Grasso ha detto: "Avete il diritto di chiedere risposte". Il Paese "ha il dovere di darvele". Ha poi aggiunto: "Sono venuto qui per inchinarmi e chiedere scusa da parte dello Stato".
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