La paura fa sessanta: il sessantesimo potenziale terrorista islamico ha il volto apparentemente innocuo di un trentottenne operaio tunisino con regolare permesso di soggiorno che, fino al momento della sua espulsione avvenuta settimana scorsa, viveva e lavorava a Carnate, in Brianza.
Negli ultimi mesi, secondo i vicini di quartiere, Kamel Ben Amida avrebbe minacciato a più riprese di farsi esplodere, coinvolgendo anche l'ex moglie italiana dalla quale aveva avuto due figli cristiani, per fargliela pagare a costo della vita e non solo: l'uomo, assiduo frequentatore della moschea di viale Jenner a Milano, voleva porre fine al modus vivendi occidentale che stava compromettendo i suoi comportamenti quotidiani ma, soprattutto, contraddicendo il suo credo musulmano.
Le continue segnalazioni da parte dei preoccupatissimi cittadini carnatesi e le indagini dei servizi segreti hanno indotto la polizia ad arrestarlo, verificarne i possibili legami con l'Isis e accomodarlo sul primo aereo diretto a Tunisi.
Un altro kamikaze rispedito al mittente, proprio quando stava per far danni in casa nostra: "Odio l’Italia e aspiro al martirio", avrebbe dichiarato Kamel, simpatizzante del califfato. Ma per il ministro dell'Interno Angelino Alfano la lotta contro il tempo, e contro la paura, non finisce qui.
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