"Abolito il canone Rai". Ma per nostra sfortuna è solo un pesce d'aprile

Si sa, il pensiero di versare dei soldi nelle torbide casse della televisione di Stato, da sempre, infastidisce tutti

"Abolito il canone Rai". Ma per nostra sfortuna è solo un pesce d'aprile

"Abolito il canone Rai". Peccato che certe notizie si possana dare solo il primo di aprile, giornata santificata allo scherzo e alle scemenze più varie. Già, perché, non illudetevi, il canone c'è e va pagato. Magari Matteo Renzi farà il miracolo (vantandosene poi per mille anni, proprio come fu per i famosi 80 euro) di ridurre la tassa più odiata dagli italiani, ma di certo viale Mazzini non potrà farne a meno. Mai.

Quindi, come si usa dire: pagherete caro e pagherete tutti. Nessuno escluso. Perché il regio decreto 246 del 1938, poi trasformato nella legge 880 del 1938, non prevede eccezioni: "Chiunque detenga uno o più apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni è obbligato al pagamento del canone di abbonamento".

E il pensiero di versare dei soldi nelle torbide casse della televisione di Stato, da sempre, infastidisce tutti.

Per non parlare dell'offerta televisiva: partendo dalle lobby che regolano la produzioni di fiction e serie tv, passando per i giochi di potere secondo cui avviene la spartizione del palinsesto, fino alle scellerate scelte editoriali di un settimo piano che ha perso ogni contatto con la realtà.

Quindi, non rallegratevi troppo per le burle di oggi sull'abolizione del canone tv. Sono solo pesci d'aprile. Purtroppo. Ma una risata ve la potete concedere, purchè sia amara.

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