Il pontefice emerito Joseph Ratzinger ha scritto una lettera relativa al dossier tedesco che gli ha imputato "comportamenti non corretti" in relazione a quattro casi di abuso.
Nel documento ci si riferisce all'epoca in cui il teologo di Tubina era vescovo dell'arcidiocesi di Monaco-Frisinga. Benedetto XVI, che ha sempre respinto le accuse, ha sottolineato di non essere un "bugiardo" e ha ringraziato papa Francesco per il sostegno dimostratogli.
"Ben presto mi troverò di fronte al giudice ultimo della mia vita - ha scritto Ratzinger, riferendosi a Dio - . E ancora, così come ripercorso dall'Agi: "Anche se nel guardare indietro alla mia lunga vita posso avere tanto motivo di spavento e paura, sono comunque con l'animo lieto perché confido fermamente che il Signore non è solo il giudice giusto, ma al contempo l'amico e il fratello che ha già patito egli stesso le mie insufficienze e perciò, in quanto giudice, è al contempo mio avvocato".
Da sottolineare la gratitudine provata nei confronti del Santo Padre: "Sono particolarmente grato per la fiducia, l'appoggio e la preghiera che Papa Francesco mi ha espresso personalmente", ha sottolineato. Ci sono, ovviamente, anche passaggi riservati alla questione degli abusi: "Ho avuto grandi responsabilità nella Chiesa cattolica. Tanto più grande è il mio dolore", ha continuato l'emerito. L'ex pontefice si è detto "colpito" per essere stato rappresentato come un "bugiardo" ed ha poi voluto ringraziare coloro che hanno fornito ausilio per la stesura della memoria con cui Benedetto XVI ha replicato al dossier proveniente dalla Germania: "Vorrei ringraziare in particolare il piccolo gruppo di amici che, con abnegazione, per me ha redatto la mia memoria di 82 pagine per lo studio legale di Monaco, che da solo non avrei potuto scrivere".
Com'è noto, nella memoria è presente anche quello che è stato considerato un "errore", L'ex vescovo di Roma aveva scritto di non aver preso parte ad una riunione riguardante un sacerdote accusato di abusi. Poi Ratzinger ha rettificato quanto scritto, rimarcando come il summit - lo stesso cui aveva in realtà preso parte - non si fosse occupato ai tempi della collocazione in diocesi del prete ma della necessità di dare vita ad un percorso terapeutico per il consacrato.
"Nel lavoro gigantesco di quei giorni - l'elaborazione della presa di posizione - è avvenuta una svista riguardo alla mia partecipazione alla riunione dell'Ordinariato del 15 gennaio 1980.
Questo errore, che purtroppo si è verificato, non è stato intenzionalmente voluto e spero sia scusabile", ha scritto l'ex vertice della Chiesa cattolica all'interno della missiva che è emersa in queste ore.
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