Aveva tagliato il traguardo della maratona di Los Angeles con un tempo record, inferiore alle 3 ore. Ma aveva barato, e l'organizzazione della corsa lo ha squalificato. Lui non ha retto alla vergogna e si è suicidato lanciandosi da un ponte. È la triste storia di Frank Meza, un 70enne americano di origini messicane ritrovato cadavere nel Los Angeles River. A lanciare l'allarme sono stati quattro ciclisti. Inutili i soccorsi: quando è stato ripescato, era già morto. "La corsa era molto importante per mio marito. Era veloce, molto veloce, e sfortunatamente non correrà più". La testimonianza, riportata dal Corriere della Sera, è della moglie Tina.
Il suo cuore è stato spezzato dalla notizia del suicidio del marito, che ha deciso di farla finita per la figuraccia rimediata alla maratona di Los Angeles. 42 km e 195 metri corsi in 2 ore, 53 minuti e 10 secondi, un tempo da record. Qualche tempo dopo, però, la gioia si è trasformata in delusione. E l'orgoglio in vergogna. Colpa di un altro runner, Derek Murphy, che su internet aveva pubblicato alcune foto per dimostrare come l'arzillo 70enne non avesse corso tutti i 42 km della maratona. L'uomo aveva provato a difendersi sostenendo di avere lasciato il percorso per cercare un bagno. Ma la controprova fornita da alcuni tempi intermedi - che sarebbero stati corsi con tempi incredibili - ha finito per incastrarlo definitivamente. Pare che l'anziano (un medico in pensione noto per fornire cure a basso costo nella California del Sud) abbia tagliato il percorso in più punti.
Sotto choc il suo
accusatore: "Il mio cuore si rivolge alla sua famiglia e ai suoi amici. Ci sarà tempo per una discussione più ampia, ma a questo punto è giusto rispettare il dolore di chi era vicino a Frank", ha detto Murphy.
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