Bettarini chiede 1 milione e mezzo di risarcimento ai suoi aggressori

C'è stata l'udienza del processo con rito abbreviato per l'aggressione a Niccolò Bettarini e il ragazzo ha chiesto 1 milione di euro di risarcimento

Bettarini chiede 1 milione e mezzo di risarcimento ai suoi aggressori

Il figlio di Simona Ventura e Stefano Bettarini ha chiesto 1 milione di euro di risarcimento agli aggressori che lo hanno accoltellato all'uscita della discoteca Old Fashion di Milano.

"Nelle prime udienze ho provato molto odio, molto rancore, poi piano piano certe cose le metabolizzi in maniera diversa. Siamo qui e speriamo nella giustizia", sono state le dichiarazioni che il ragazzo ha rilasciato ai giornalisti appena ha lasciato l'aula del tribunale. Un milione di euro di risarcimento e 500mila euro di provvisionale (acconto prima della condanna per il risarcimento) sono stati richiesti da Niccolò Bettarini durante il processo con rito abbreviato svoltosi questa mattina a Milano per l'aggressione che l'ha visto vittima lo scorso luglio. Il pm ha chiesto 10 anni di carcere per i 4 ragazzi imputati nel processo.

I difensori di due dei quattro imputati hanno richiesto di derubricare il reato in rissa aggravata anziché portare avanti il processo con l'accusa di tentato omicidio concedendo inoltre l'attenuante della provocazione. Il pm che si sta occupando del processo è Elio Ramondini il quale sostiene che tutti e quattro avevano intenzione di uccidere, tanto che uno di loro ha utilizzato la lama da 20 centimetri conficcandola in parti vitali del figlio della Ventura. A comprova di ciò le frasi che hanno fatto il giro delle testate giornalistiche: "Sei il figlio di Bettarini, ti ammazziamo".

"Se ci riconosceranno il risarcimento che abbiamo chiesto, rinunceremo a prenderlo". Lo hanno spiegato Niccolò Bettarini e il suo legale Alessandra Calabrò al termine dell'udienza del processo col rito abbreviato a carico dei 4 presunti aggressori del figlio di Stefano Bettarini e Simona Ventura. Una richiesta, ha spiegato, "che ero obbligata a fare in quanto parte civile e sulla cui entità ha pesato la gravità del reato".

"La famiglia non intende esercitare nemmeno un'azione in sede civile - ha aggiunto l'avvocato - qualora dovesse arrivare una sentenza di condanna. Quello che conta è che venga riconosciuta la responsabilità degli imputati".

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