Gli imprenditori agricoli: "La sanatoria degli irregolari? Servono operai specializzati, non braccianti"

Il portale aperto da Confagricoltura in due mesi ha avuto oltre 28mila domande di italiani che vogliono lavorare in campagna. Un imprenditore: "Non ci servono i braccianti, ma operai che hanno studiato"

Gli imprenditori agricoli: "La sanatoria degli irregolari? Servono operai specializzati, non braccianti"

Manodopera sì, ma specializzata: non è più tempo per "importare" semplici braccianti. Gli italiani, soprattutto dopo la pandemia, hanno riscoperto l'agricoltura e il lavoro dei campi ed in tanti stanno provvedendo a specializzarsi nel settore. A dirlo sono i dati di "Agrijob", un portale messo a disposizione dei disoccupati per trovare lavoro in campagna. Ma anche gli imprenditori agricoli che investono in macchinari ad alta tecnologia per velocizzare la produzione e per rendere il lavoro meno pesante ai loro dipendenti.

Questo dimostra come, probabilmente, la sanatoria (valida non solo per l'agricoltura, ma anche per i settori dell'allevamento e zootecnia, pesca e acquacoltura, assistenza alla persona e lavoro domestico) voluta dal ministro Teresa Bellanova e inserita nel "decreto rilancio" potrebbe togliere posti di lavoro a chi, soprattutto a causa della pandemia, si è ritrovato senza lavoro o senza soldi e ha investito nella propria formazione per cercar spazio in questo settore.

"C'è bisogno di manodopera in agricoltura. Questo lavoro viene troppo spesso visto come denigrante, ma non lo è", dice a ilGiornale.it Marco Nicastro, imprenditore agricolo e presidente di O.P.Mediterraneo. Da sempre impegnato nella filiera del pomodoro, Nicastro ci racconta come in realtà consolidate, in aziende agricole ben organizzate, l'ombra del caporalato non c'è e l'idea del lavoro come un lavoro pesante e di manovalanza semplice non esiste. "Non è chiara la quantità di meccanizzazione che c'è oggi, i miei dipendenti siedono su un trattore e non svolgono un lavoro con la schiena piegata per piantare o raccogliere i pomodori come si pensa" ci spiega.

"Più che di braccianti è bene parlare di operai agricoli", fa eco un altro imprenditore agricolo del viterbese. La differenza è sottile, ma c'è e distingue in maniera netta i due lavori. Lavorare nei campi, soprattutto nel settore del pomodoro e del grano (ma non solo), significa essere operai agricoli specializzati. "Oggi lavorare in un'azienda agricola significa avere professionalità, avere titoli di studio, avere specializzazioni, patenti per le macchine agricole, oltre ad avere patenti specifiche per somministrare fitofarmaci ed agrofarmaci." specifica Nicastro. È la meccanizzazione che fa la differenza. Pertanto è di specialisti che si ha bisogno in campagna. "Ho visto parecchie aziende agricole - continua il presidente di O.P.Mediterraneo - soprattutto in Emilia Romagna, in cui sia uomini che donne di diversa estrazione sociale hanno trovato lavoro. Erano in cassa integrazione in deroga, non l'hanno ricevuta e sono andati a lavorare nei campi. Stanno dicendo che amano quel lavoro, credevano fosse pesante e invece non lo è. C'è molta meccanizzazione quindi chi prima faceva l'autista di bus, ad esempio, oggi si ritrova a guidare un trattore dove al suo interno c'è aria condizionata, impianti satellitari e musica.".

Questa realtà lavorativa si fa sempre più spazio tra gli italiani. Tra loro c'è anche la storia di Tommaso (nome di fantasia), 57enne emiliano, che ha lavorato per tredici anni in un reparto meccanico di un'officina, poi ha deciso di cambiare lavoro e di occuparsi della stampa delle fotografie. Ha lavorato in questo settore per oltre vent'anni, poi quattro anni fa circa, con la digitalizzazione delle foto, la sua azienda ha chiuso e si è ritrovato senza un lavoro stabile. Ha fatto tanti lavori saltuari e corsi "di quelli offerti dalla Regione per disoccupati". Ha seguito un corso per giardinieri, per panificatori, e altri ancora fino ad agosto scorso quando ha avuto un contratto con un'azienda agricola che si occupa di vendita diretta. Per sessanta giorni ha raccolto le pere per poi essere richiamato a febbraio con un contratto fino al 31 maggio. Tommaso durante il lockdown ha continuato a lavorare (con una busta paga di circa 1100 euro) e, molto probabilmente, il contratto gli verrà rinnovato perché manca manodopera, "mancano gli immigrati" che prima lavoravano in campagna. Tommaso, così, potrà continuare a lavorare e a specializzarsi nel settore.

Come lui sono tanti gli italiani che oggi trovano nella campagna una seconda vita, probabilmente anche più sana (Tolstoj diceva che solo l'agricoltura "guida razionalmente la vita"). Per agevolarli Confagricoltura pochi giorni dopo l'inizio della pandemia del Coronavirus ha aperto il portale "Agrijob", autorizzato dal ministero del Lavoro, a disposizione delle imprese associate e di tutti coloro che aspirano a lavorare in agricoltura.

"Si tratta di un'attività di intermediazione tra domanda e offerta di lavoro." spiega in una nota l'organizzazione degli agricoltori. Dati alla mano fino al 17 maggio scorso hanno fatto richiesta, per trovare lavoro, ben 28.309 persone.

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