Controlli a tappeto effettuati dai Nas in tutta Italia hanno rivelato una situazione preoccupante: ben il 30% delle aziende alimentari verificate si è rivelata irregolare dal punto di vista sanitario e igienico. Si va da documentazioni fasulle attestanti parametri non corrispondenti a quelli reali (Palermo), a carni sprovviste, come da norma, di etichettatura per la tracciabilità (Bari) oppure prive dei bolli comunitari di riconoscimento (Napoli), fino ad arrivare addirittura a laboratori che si occupavano di produrre alimenti pur non avendo le specifiche autorizzazioni sanitarie (Savona).
Il rischio Listeria
I Nas riferiscono del sequestro di 14 tonnellate di alimenti irregolari (per un valore commerciale di 327.000 euro) e di 23 imprese produttive e commerciali, il cui valore economico ammonta a oltre 7 milioni di euro, sottoposte a chiusura o sospensione. Una campagna di controlli promossa dal Ministero della Salute e attuata dai carabinieri del nucleo antisofisticazione con lo scopo di fare chiarezza sui numerosi casi di Listeria strettamente connessi al consumo di alimenti crudi o a ridotta cottura, come ad esempio i wurstel, a cui potrebbero essere legati almeno sei decessi. Ecco perché a finire nel mirino dei militari sono state le imprese produttive di alimenti di origine animale, in particolar modo la loro gestione dei temi di sicurezza e igiene.
I numeri
In totale sono state ispezionate 1.095 aziende che si occupano di produrre o trasformare alimenti maggiormante esposti alla contaminazione dal batterio. Tra questi wurstel e insaccati con stagionatura breve (e simili), prodotti caseari a limitata maturazione e prodotti di gastronomia con farcitura fresca (come tramezzini e panini), confezionati in atmosfera controllata e destinati alla fornitura alla grande distribuzione e alle ditte di gestione dei distributori automatici.
Il 30% delle strutture (ben 335) sottoposte a verifica da parte dei Nas è risultato irregolare, con 310 operatori del settore alimentare segnalati alle autorità sanitarie e giudiziarie e 541 violazioni penali e amministrative contestate per un valore complessivo di 365mila euro. Le irregolarità segnalate dai militari sono relative soprattutto all'utilizzo di materie prime scadute o in cattivo stato di conservazione e alla non applicazione delle procedure preventive di autocontrollo e tracciabilità degli alimenti, un dato che si potrebbe rivelare di fondamentale importanza nel caso in cui si verificasse la necessità di individuare e contenere casi di intossicazione derivati dal consumo di prodotti potenzialmente nocivi per i consumatori.
Perquisizioni in tutta Italia
A Palermo sono stati individuati due laboratori privati di analisi, peraltro non autorizzati, che producevano falsi referti per attestare parametri analitici e microbiologici fasulli, in quanto fondati su esami mai effettuati. Nella medesima città i Nas hanno altresì disposto il fermo preventivo di ben 945 chilogrammi di prodotti caseari e la sospensione dell'attività di un'impresa di produzione, a seguito dell'individuazione di Listeria in un campione di formaggio fresco.
A Modena sono stati ritirati invece circa 7mila chili di tranci di carne suina e bovina, anche semilavorati, aggrediti da ghiaccio e brina gelifica a causa di un guasto al sistema di refrigerazione. Oltre ciò, i militari hanno riscontrato muffa sulle pareti dell'edificio che ospitava lo stoccaggio delle merci: muffa che si sarebbe potuta diffondere fino a contaminare gli stessi prodotti.
A Bari sono stati invece sottoposti a sequestro circa 1.800 chili di prodotti alimentari sprovvisti di regolare etichettatura e di indicazioni di tracciabilità. Stesso problema rilevato anche a Salerno e Catania, città in cui i Nas hanno ritirato 3.700 chili di prodotti caseari pronti alla distribuzione ma privi, per l'appunto, di documenti di tracciabilità.
Nel Savonese è stata interrotta l'attività di un laboratorio di preparazione gastronomica che operava senza autorizzazioni sanitarie e peraltro in condizioni igieniche precarie.
Una simile situazione, unitamente a quello della mancanza delle procedure di autocontrollo, è stata riscontrata dai militari in un'azienda di Ragusa: le verifiche hanno portato al sequestro di 529 chili di salumi già confezionati, alcuni già scaduti e altri sprovvisti di elementi utili alla tracciabilità.Nel Napoletano è stato forzatamente chiuso un impianto di sezionamento e commercio all'ingrosso di carni avicole che operava senza avvalersi del bollo CE di riconoscimento produttivo.
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