Scatta l'allarme del ministero della Salute affinché venga immediatamente sospeso l'utilizzo di una serie di ventilatori polmonari acquistati in piena emergenza e provenienti dalla Cina. Secondo quanto riferito da Il Tempo, sia il Lazio che altre regioni italiane avrebbero continuato ad usufruire di questi macchinari, privi di marchio CE e di standard di sicurezza, all'interno degli ospedali.
Una notizia che rischia di scatenare una nuova bufera, dopo il caos sulle mascherine distribuite al personale sanitario malgrado la dicituta "For medical use prohibited". In merito a quest'ultimo caso, la Cisl Medici Lazio sta chiedendo urgentemente dei chiarimenti alla Regione.
La comunicazione del Ministero
Per quanto riguarda i respiratori, lo scorso 31 marzo è stato proprio il ministero della Salute ad inviare una lettera a tutte le regioni per portare l'attenzione sui dispositivi impiegati nelle terapie intensive. Si fa riferimento ai macchinari Aeonmed VG70, prodotti dalla Beijing Aeonmed Co. Ltd, dei quali il ministero aveva ricevuto il rapporto Fsca. "Poiché dalla nostra ricognizione sui dispositivi medici e le apparecchiature acquisiti durante il periodo dell'emergenza Covid-19 privi del marchio CE, risulta che i ventilatori Aeonmed VG70 sono presenti in diverse strutture sanitarie", comunicava il dicastero della Salute, "si ribadisce l'importanza di non utilizzare apparecchiature prive del marchio CE, in quanto non conformi ai requisiti di sicurezza previsti dalla normativa vigente".
La lettera della Regione Lazio
Da qui la missiva inviata dalla Direzione Regionale Salute e Integrazione Sociosanitaria della Regione Lazio a tutte le aziende ospedaliere, policlinici universitari ed istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs): la richiesta è quella di cessare l'utilizzo dei sopracitati dispositivi medici. "Nel caso si rilevasse la presenza di tali ventilatori si chiede di sospenderne immediatamente l'uso in quanto prive del marchio CE e non conformi ai requisiti di sicurezza previsti dalla normativa vigente", è quanto si legge nella comunicazione, come riportato da Il Tempo. Non solo. La Regione chiede inoltre di riferire il numero dei macchinari, i codici di serie e la loro ubicazione.
Secondo l'informativa di sicurezza che l'azienda produttrice ha inviato ai suoi distributori, i respiratori cui si sta facendo riferimento impiegano "un sensore di pressione differenziale per misurare il flusso di ventilazione del paziente". Questo sensore viene fortemente influenzato dalla pressione atmosferica, spiega l'azienda, e per tale ragione necessita di una compensazione"in base all'altitudine del luogo in cui è installato il ventilatore", in modo da "garantire l'accuratezza del flusso di ventilazione del paziente". La compensazione, viene spiegato ancora, deve essere impostata manualmente oppure automaticamente, a seconda del macchinario.
Il problema è che i dispositivi acquistati nel corso della pandemia "non possiedono un sensore di pressione atmosferica incorporato", sebbene siano stati invece venduti come ventilatori dotati di tale apparecchio. Sono stati dunque messi su mercato con istruzioni per l'uso errate. Proprio per questa ragione il ministero della Salute ha chiesto alle regioni di sospendere l'uso del macchinario.
L'interrogazione della Lega
In seguito a ciò Daniele Giannini, consigliere regionale del Lazio appartenente al gruppo del Carroccio, ha già presentato un'interrogazione rivolta all'ex segretario del Pd Nicola Zingaretti, attuale governatore, ed all'assessore alla Sanità Alessio D'Amato. Giannini intende scoprire se "l'impiego di tali dispositivi sia stato letale per i pazienti finiti in terapia intensiva" e se siano già state effettuate delle ricognizioni "degli strumenti medicali ancora in uso nelle strutture ospedaliere".
"Pretendiamo che siano accertate le responsabilità di coloro che hanno perpetrato questo scempio sulla pelle di quanti sono stati colpiti dal Covid e non ce l'hanno fatta", ha dichiarato il rappresentante della Lega.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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