Se eravamo abituati a starnuti e allergie principalmente nel periodo primaverile e di inizio estate, adesso possiamo assistere a questi fenomeni pure in pieno autunno. Il polline potrebbe essere sempre più presente nell'arco dell'anno iniziando precocemente in primavera (fino a 40 giorni prima) e allungandosi a fine estate anche tra settembre e ottobre (fino a due settimane dopo). I motivi sono molteplici ma hanno un unico comune denominatore: i cambiamenti climatici in atto.
Cosa dicono gli studiosi
I numeri sono stati sviscerati da alcuni ricercatori della materia che hanno spiegato come, nella sua totalità, la stagione dei pollini potrebbe allungarsi di almeno 19 giorni. Ma non è solo l'aumento delle temperature a favorire questo fenomeno: imputato anche il livello di inquinamento (CO2) presente soprattutto nelle città più grandi e popolate. Al numero uno per starnuti, occhi rossi e allergie c'è l'ambrosia, molto attiva anche nel periodo autunnale a causa della sua fioritura tardiva (agosto) e di un ciclo che la porta a crescere anche fino a novembre in base alle condizioni climatiche di quel periodo.
Le isole di calore
Ormai molto conosciuto è il fenomeno "isola di calore" urbana, ossia una temperatura più alta nei centri cittadini rispetto alle periferire ma anche alle aree rurali a causa di edifici, cemento e infrastrutture che intrappolano il calore che si accumula durante il giorno. Ecco che le piante trovano un piccolo habitat naturale per vivere di più che altrove. E poi, lo stesso inquinamento può veicolare pollini e allergeni nell'aria che resistono meglio che altrove oltre alla scarsità di piogge che non ripluscono l'aria. Tutti questi fattori insieme allungano la stagione dei pollini, ormai diventata sempre più realtà anno dopo anno.
"Ecco cosa succede"
"Non è una variazione che si riscontra personalmente. Se alcuni allergici hanno avuto questa sensazione, dipende dal profilo di sensibilizzazione dei singoli pazienti", ha affermato al Corriere Walter Canonica, Direttore del Centro Asma e Allergie presso all’Humanitas di Milano. In base alla tipologia di allergia, si allunga o si accorcia la sofferenza: chi sta male per l'ulivo ne avrà per un mese e mezzo, chi alle graminacee o ad altre piante avranno periodi più o meno lunghi anche staccati tra di loro (primavera e poi autunno). Molto dipende anche "dall’insorgenza di nuove sensibilizzazioni o dal livello di sensibilizzazione raggiunto dal paziente in quel momento che può essere aumentato", spiega l'esperto.
Cosa sono i "prick test"
Per sapere di quale tipologia di polline si soffre si può effettare un "prick test": basta mettere a contatto della pelle una goccia dell'estratto dell’allergene, pungere l'area con un ago e aspettare se compare un "pomfo" e tutt'intorno il rossore. Se non accade nulla, via con il successivo estratto fin quando non si trova quello che provoca l'allergia. I sintomi sono, a volte, sovrapponibili ma per fugare ogni dubbio che non sia Covid basta fare il classico tampone nasale. C'è da dire, però, che rispetto a Omicron la durata di un'allergia è molto più lunga e varia tra le 4 e 8 settimane. Nei casi peggiori ci può essere anche l'insorgenza di asma che si riconosce con tosse, respiro pesante e costrizione toracica.
In farmacia esistono numerosi antistaminici e farmaci contro le allergie disponibili oltre ai prodotti che liberano dal naso otturato.
"Si può ricorrere ad antistaminici di seconda generazione, disponibili anche senza ricetta e, solo sotto prescrizione, a steroidi nasali e a farmaci a base di antileucotrieni o salbutamolo al bisogno, indicati anche per la terapia dell’asma pediatrica. Si ricorda, comunque, che l’asma è malattia che richiede adeguato inquadramento clinico effettuato da uno specialista", conclude Canonica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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