Almaviva, chiude la sede di Roma: partite 1666 lettere di licenziamento

L'ultimo tentativo per la riapertura del tavolo è fallito. L'incontro tenutosi in extremis al ministero dello Sviluppo economico tra l'azienda di call center e i sindacati, infatti, non ha prodotto risultati e la sede a Roma di Almaviva chiude

Almaviva, chiude la sede di Roma: partite 1666 lettere di licenziamento

La sede di Roma del call center Almaviva Contact chiude e le lettere di licenziamento dei 1666 dipendenti sono già tutte partite.

Secondo fonti del ministero dello Sviluppo economico, l'ultimo tentativo con la riapertura del tavolo è fallito. L'incontro tenutosi in extremis giovedì al ministero dello Sviluppo economico tra l'azienda di call center e i sindacati, infatti, non ha prodotto risultati. Dopo un riunione ristretta - tra il ministro Carlo Calenda, la sua vice Teresa Bellanova, l'azienda e i rappresentanti sindacali di categoria - mirata a capire se ci fosse ancora la possibilità di estendere l'accordo della settimana scorsa anche alla sede di Roma, l'azienda ha opposto ragionamenti di tipo giurisdizionale stringenti e ineludibili.

La procedura di mobilità è infatti terminata proprio lo scorso 22 dicembre, le 1666 lettere di licenziamento sono già state spedite e una forzatura avrebbe potuto innescare un complesso contenzioso. La sede di Roma di Almaviva Contact, già inattiva da una settimana, è destinata quindi alla chiusura. "Profonda amarezza. Nonostante un ultimo tentativo su Roma, non si revocano licenziamenti. I lavoratori dovevano essere ascoltati prima" - scrive su Twitter il viceministro allo Sviluppo Economico, Teresa Bellanova.

Mentre Marco Miccoli, deputatao romando del Pd scrive in una nota: "La chiusura definitiva della vertenza Almaviva Contact avvenuta oggi al Mise, con 1 666 licenziamenti, è una sconfitta di tutti. Non è bastato mettere in campo risorse per ammortizzatori sociali, norme più stringenti per le delocalizzazioni e la clausola sociale per i cambi di appalto. L'azienda non ha voluto riaprire la trattativa, nonostante il referendum che si è svolto qualche giorno fa tra i lavoratori e che aveva visto prevalere i sì all'accordo. Credo sia ingeneroso e ingiusto ora addossare tutta la colpa alle rsu, che avevano deciso di non sottoscrivere l'accordo. Non si può tacere sulla totale mancanza di responsabilità sociale da parte dell'azienda. Le cose messe in campo da Governo e Parlamento, erano infatti state richieste proprio dagli imprenditori del settore e dalla stessa Almaviva. Forse a vincere è stata proprio l'arroganza di chi non ha voluto prendere atto di questi sforzi, che erano inerenti proprio a scongiurare i licenziamenti.

Per questo le responsabilità di Almaviva a nostro avviso sono gravi ed evidenti. Roma paga un prezzo alto, lo pagano soprattutto gli incolpevoli lavoratori e le loro famiglie, a loro va la nostra solidarietà e la nostra preoccupazione. Oggi la loro rabbia è anche la nostra".

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