Così come questa estate, durante i giorni più caldi del braccio di ferro tra il governo gialloverde e le Ong, la procura di Agrigento è tornata ad essere sotto i riflettori.
Ed è il caso Mare Jonio ad essere tornato, dalla scorsa giornata di martedì, ad agitare nuovamente le acque all’interno degli uffici del tribunale siciliano. Dopo la richiesta di archiviazione per Luca Casarini e Pietro Marrone, rispettivamente capo missione e comandante della Mare Jonio, attivata dai magistrati agrigentini, sono apparse diverse indiscrezioni sulla stampa circa le prossime mosse della procura.
In particolare, è trapelata la notizia secondo cui l’indagine adesso potrebbe essere orientata verso i finanzieri, “rei” di aver dato un ordine “senza alcun fondamento giuridico”, come hanno scritto proprio i magistrati nella richiesta di archiviazione. Patrinaggio ha subito smentito questa circostanza, tuttavia non ha negato la posizione secondo cui “la Guardia di Finanza ha operato in un quadro normativo non sempre chiaro e in un contesto sociale caratterizzato da forti tensioni”.
Quest’ultima affermazione, rilasciata all’AdnKronos, ha costituito la conferma di come, all’interno della procura, in tanti non vedono chiara la situazione. Base dei sospetti dei magistrati sono alcune affermazioni contenute nelle intercettazioni delle comunicazioni tra una motovedetta della Guardia di Finanza e la stessa Mare Jonio.
Tali intercettazioni sono contenute all’interno della richiesta di archiviazione per i due indagati e sono state rese note dall’AdnKronos: “Mar Jonio da Pattugliatore Guardia di Finanza Paolini, ripeto, non siete, non siete autorizzati all'ingresso in acque nazionali italiane”, sono queste le prime parole contenute nella trascrizione della conversazione. I fatti sono avvenuti nella notte tra il 18 ed il 19 marzo scorso, nelle concitate ore in cui la nave Mare Jonio, dell’Ong Mediterranea Saving Humans, ha provato ad entrare in acque italiane con 49 migranti a bordo, mentre la Finanza ha intimato l’alt.
“Non siete autorizzati da Autorità Giudiziaria italiana all'ingresso in nostre acque nazionali – prosegue la comunicazione – inoltre, se dovreste entrare in acque nazionali italiane sarete perseguiti per il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Cambio”.
È stato questo passaggio ad indispettire maggiormente i magistrati: come già detto nei giorni scorsi, il finanziere parlando con l’equipaggio della Mare Jonio ha fatto riferimento ad un ordine dell’autorità giudiziaria che in realtà non era mai stato emanato. Da qui quell’infondatezza giuridica, nell’alt intimato dai finanzieri, di cui Patronaggio ha parlato nella richiesta di archiviazione.
“Vi intimiamo l'alt – si legge ancora nelle intercettazioni – arrestate le macchine, ripeto vi intimiamo l'alt, fermate i motori arrestate le macchine, cambio". Quest’ordine dalla Mare Jonio non verrà mai eseguito: "Comandante io non posso fermare nessuna macchina – dichiara un membro dell’equipaggio della nave dell’Ong – perché qui siamo a rischio di pericolo di vita, qui ci sono due metri di onda comandante, non fermo proprio niente io, io mi ridosso sotto l'isola, perché qui siamo in gravi condizioni di pericolo di vita comandante!”
Dalla motovedetta della Guardia di Finanza, si è risposto ripetendo ancora una volta l’ordine: “Mar Jonio da Pattugliatore Guardia di Finanza Paolini, ripeto, non siete, non siete autorizzati all'ingresso in acque nazionali italiane. Non siete autorizzati da Autorità Giudiziaria italiana all'ingresso in nostre acque nazionali inoltre, se dovreste entrare in acque nazionali italiane sarete perseguiti per il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Cambio”.
E qui vi è l’altro riferimento all’autorità giudiziaria che ha ulteriormente richiamato l’attenzione degli inquirenti. Come detto in precedenza, Luigi Patronaggio ha smentito ogni tipo di indagine nei confronti dei membri della Guardia di Finanza. Al contempo, nello scagionare di fatto Casarini e Marrone, la procura di Agrigento ha evidenziato il contesto in cui hanno operato i finanzieri e Patronaggio, nelle sue dichiarazioni, non ha fatto mistero della sua percezione secondo cui l’operato della nave militare in questione è apparso condizionato da un contesto normativo poco chiaro.
Le indagini dunque, potrebbero anche andare avanti.
Con il mirino che, paradossalmente, potrebbe non essere più definitivamente puntato sulla Mare Jonio: anche perché la procura, nel richiedere l'archiviazione per i due indagati sopra citati, sembra oramai voler assolvere del tutto l'operato della Mediterranea.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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